Tre episodi in 15 giorni, rinnovabili sotto attacco in Sardegna
Transizione energetica A fuoco 2mila pannelli fotovoltaici a Tuili, nel sud dell’isola. La presidente Todde: «Entro fine mese la legge sulle aree idonee». Ma i comitati per il No all’«invasione» hanno già raccolto 70mila firme, ne servivano 10mila
Transizione energetica A fuoco 2mila pannelli fotovoltaici a Tuili, nel sud dell’isola. La presidente Todde: «Entro fine mese la legge sulle aree idonee». Ma i comitati per il No all’«invasione» hanno già raccolto 70mila firme, ne servivano 10mila
Le fiamme si sono levate intorno alle 4 di notte di lunedì scorso e hanno distrutto duemila pannelli fotovoltaici in un impianto nelle campagne di Tuili, un piccolo paese del Sud Sardegna. L’incendio è senz’altro doloso: le telecamere di sorveglianza hanno ripreso tre uomini incappucciati mentre scavalcavano la rete di recinzione per poi spargere sui pannelli la benzina contenuta nelle taniche che avevano con sé, appiccare il fuoco e fuggire via lasciando le taniche sul terreno in bella vista. Un chiaro messaggio.
Sino a ieri mattina una squadra dei vigili del fuoco ha lavorato con una ruspa e con i camion per raccogliere i detriti e per spegnere gli ultimi focolai. Il rogo è stato alimentato da un forte vento di maestrale e ha velocemente avvolto i pannelli, che appartenevano alla società Greenvolt Power, una multinazionale polacca che a Tuili ha in progetto la realizzazione di tre parchi fotovoltaici. I pannelli andati a fuoco non erano ancora stati installati. I lavori di posa sarebbero iniziati tra circa un mese, ma adesso tutto è andato in fumo. Ancora da quantificare i danni.
SUL FRONTE delle rinnovabili la tensione è alta in Sardegna: alla fine di agosto un attentato incendiario è stato messo a segno durante la notte nel sito della Vestas a Villacidro, nel sud dell’isola, dov’è in costruzione un parco eolico oggetto di numerose proteste da parte dei comitati di base che nell’isola sono scesi in campo perché ritengono che la transizione dal fossile alle rinnovabili metta a rischio paesaggio e terreni agricoli e sia mossa da finalità puramente speculative.
Alcuni giorni prima dell’attentato a Villacidro, una pala eolica, installata sulla strada provinciale numero 30 tra Mamoiada e Gavoi, nel Nuorese, era stata danneggiata. Episodi che, uniti a quello decisamente più grave avvenuto a Tuili, segnalano una situazione di crescente malessere.
I COMITATI DI BASE manifestano quotidianamente nei territori e hanno avviato una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che, se approvata, renderebbe di fatto nulla la transizione energetica in Sardegna. Il minimo di firme necessario (diecimila) è stato raggiunto in poche settimane. Ma si è andati oltre: al momento le persone che hanno firmato sono settantamila.
Organizzata dai comitati, il 24 agosto si è tenuta a Cagliari una manifestazione alla quale hanno aderito duemila persone. In piazza, davanti alla sede del consiglio regionale, a sfilare in corteo c’era anche Renato Soru, schierato sin dall’inizio, con il suo movimento Progetto Sardegna, contro le modalità, giudicate inefficaci e lesive degli interessi regionali, scelte dalla giunta sarda per realizzare la transizione energetica.
Con i comitati Alessandra Todde, alla guida di una maggioranza di Campo largo, mantiene aperto il dialogo. La presidente propone una road map verso l’eolico e il fotovoltaico in due step. Innanzitutto approvare entro fine mese la mappa delle aree idonee dove collocare pale e pannelli al livello minimo di 6,2 Gigawatt fissato dai decreti Draghi sulla transizione. In anticipo rispetto alla scadenza fissata per dicembre dal ministro Pichetto Fratin.
Subito dopo, definire un piano energetico che preveda, oltre le rinnovabili, altri tre obiettivi: la chiusura delle centrali a carbone di Porto Torres e di Portovesme; la costruzione di due rigassificatori per metanizzare la Sardegna, a oggi l’unica in Italia priva di una rete di distribuzione del gas; la creazione di una Agenzia sarda dell’energia per regolare il settore in base agli effettivi bisogni dell’isola. Sugli attentati Todde già dal primo episodio, quello nel Nuorese, ha espresso una dura condanna, richiamando l’attenzione sul pericolo che posizioni oltranziste sulle rinnovabili possano alimentare episodi di violenza.
CRITICHE VERSO la giunta Todde le posizioni delle associazioni ambientaliste riunite nell’isola sotto la sigla “Sardegna rinnovabile”: Wwf, Legambiente, Greenpeace Italia e Club Kyoto. Sono contrarie alla metanizzazione dell’unica regione italiana dove il metano è assente e chiedono che tutta l’energia necessaria per superare il fossile sia prodotta da energie rinnovabili, senza i ritardi imposti dalla Todde con la legge di moratoria impugnata di recente dalla Corte costituzionale.
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