Crimini di guerra in Irlanda del Nord, lo spettro del colpo di spugna
A novembre legge in discussione al parlamento inglese Johnson dopo le scuse ci prova. Sconcerto dei repubblicani e dei famigliari delle vittime. Ma anche il Dup è contrario
A novembre legge in discussione al parlamento inglese Johnson dopo le scuse ci prova. Sconcerto dei repubblicani e dei famigliari delle vittime. Ma anche il Dup è contrario
In questi giorni si aggira per l’Irlanda lo spettro di quella che viene già definita «la madre di tutti gli insabbiamenti», e che di fatto potrebbe tradursi in una sorta di amnistia per un numero incalcolabile di criminali ancora in libertà. Il segretario di Stato per l’Irlanda del Nord, Brendan Lewis, ha infatti annunciato al parlamento inglese l’intenzione di presentare a novembre una legge per bloccare ogni nuova indagine, civile o penale, sui crimini di guerra perpetrati nel Nord.
LA DECISIONE LASCIA DI STUCCO principalmente le centinaia di famiglie repubblicane che cercano da decenni giustizia per i loro cari, vittime della storica collusione tra agenti delle forze della Corona e squadracce lealiste.
I crimini di guerra segnano la storia dei cosiddetti Troubles, ossia il Conflitto nordirlandese, e quelli da parte britannica portano con sé anche la deprecabile onta della collaborazione criminale tra apparati britannici e paramilitari. Questi includono il massacro di Ballymurphy, che vide l’uccisione da parte dei paracadutisti inglesi, di dieci civili tra il 9 e l’11 agosto del 1971 a Belfast, ma anche il famoso Bloody Sunday del 20 gennaio 1972, avvenuto a Derry nel quartiere del Bogside, durante il quale furono uccisi, sempre dai parà, tredici civili che partecipavano a una manifestazione per i diritti civili (la quattordicesima vittima morì il giorno seguente).
ENTRAMBI GLI EVENTI sono stati oggetti di maxi inchieste che hanno sancito a vario titolo la collusione tra l’esercito britannico e i paramilitari. Proprio il massacro di Ballymurphy e la relativa sentenza pubblicata a maggio, in cui le vittime venivano dichiarate totalmente innocenti e non appartenenti all’Ira, come invece depistaggi e disinformazione avevano dichiarato per anni, ha costretto il primo ministro Boris Johnson a scuse pubbliche e «senza riserve».
Lo stesso Johnson, ora, forse proprio per non vedersicostretto a ripetere ulteriori scene simili, ha dichiarato in parlamento: «Stiamo finalmente risolvendo la questione per consentire al popolo dell’Irlanda del Nord di mettere una pietra sopra ai Troubles e consentirgli di andare avanti».
Da associazioni e partiti che fanno riferimento alla comunità repubblicana la scelta governativa e la sua giustificazione sono tacciate di totale malafede. Il gruppo chiamato Relatives for Justice (Parenti per la giustizia) ha subito dichiarato, tramite il suo presidente, Mark Thompson – fratello di Peter, ucciso dai soldati inglesi a Belfast nel 1990 – che si tratta de facto di impunità, aggiungendo che il governo si sta mostrando indifferente verso i diritti umani e la legge.
GLI FANNO ECO LE FAMIGLIE delle dieci vittime di Ballymurphy che, per nome di Eileen McKeown, figlia di uno degli uccisi, Joseph Corr, ha dichiarato: «Da cinquant’anni cerchiamo di provare l’innocenza dei nostri cari. Di famiglie come le nostre ce ne sono tantissime e tutte vogliono sapere la stessa cosa».
La reazione di netta contrarietà di Sinn Féin non si è fatta ovviamente attendere, come anche quella del Ministro della giustizia del Nord e leader del partito trasversale Alliance, Naomi Long, secondo cui la decisione porterebbe a un’infinità di cause legali davanti alla Corte europea dei Diritti umani.
Voci di dissenso si sono alzate anche dal fronte opposto. Il primo ministro, Paul Givan, appartenente al DUP, ha chiamato i partiti tutti a unirsi per fare fronte comune contro una legge che lascia scontenti anche gli unionisti, perché «l’opportunità delle vittime e delle loro famiglie di perseguire la giustizia non deve essere negata».
NELLA GIORNATA DI IERI si è tenuto un incontro a distanza tra i leader del parlamento di Belfast e i governi britannico e irlandese. Alla prevedibile solidarietà del governo della Repubblica si sono opposte le ragioni incrollabili dei britannici, la cui solidità per il momento non sembrerebbe scalfita dagli appelli alla ragionevolezza.
Il Social Democratic and Labour Party, che fa riferimento principalmente alla comunità nazionalista, ha chiesto che il parlamento di Belfast si riunisca la settimana prossima per varare una mozione comune, e la segretaria di Sinn Féin, Mary Lou McDonald, dovrebbe presiedere la conferenza dei leader.
Si è però alzata la voce di protesta di Doug Beattie, capo dello UUP (Ulster Unionist Party), secondo cui si tratterebbe del solito tentativo di Sinn Féin di approfittare della situazione per fare mera propaganda.
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