Alfredo Cospito, l’anarchico torinese condannato all’ergastolo ostativo e dal 4 maggio scorso detenuto in regime di 41bis, «non tocca cibo da 40 giorni – ci dice il medico che ieri lo ha visitato nel carcere di Sassari, la dott.ssa Angelica Milia -, assume solo qualche pizzico di sale e di zucchero. Ma beve e per fortuna l’ho trovato abbastanza bene, idratato e con meno crampi e tremori del solito».

Mentre a Genova e a Roma qualche decina di anarchici manifestava per sostenerlo, ieri il tribunale di Sorveglianza di Roma ha analizzato l’istanza proposta dal suo legale contro il carcere duro che Cospito dovrebbe scontare per quattro anni, e si è riservato di decidere nei prossimi giorni. Il 5 dicembre tra l’altro la Corte d’Appello di Torino potrebbe confermare la condanna all’ergastolo (ostativo, in questo caso) della Cassazione.

Secondo l’avvocato Rossi Albertini, quello di Cospito «è il primo caso di un anarchico al 41 bis, regime che nasce per combattere la mafia stragista ma che oggi, invece, viene applicato ad un anarchico». Ma ieri al Senato il ministro Nordio, rispondendo ad un’interrogazione di Ilaria Cucchi e Peppe De Cristofaro, ha spiegato che il delitto di cui è accusato Cospito (strage contro la sicurezza dello Stato) rientra tra quelli per i quali può essere applicato il 41 bis.

È una «dolorosa situazione» ma, secondo il Guardasigilli, la decisione dell’allora ministra Cartabia di sottoporre l’anarchico al regime duro è stata confermata con «plurimi pareri dell’autorità giudiziaria e di polizia». Detto ciò, Nordio se ne lava le mani: «Il ministro – ha detto – non ha alcun potere sulla indipendenza della giurisdizione».

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Sono cinque le interrogazioni a cui il Guardasigilli ha risposto durante il question time di ieri.

A Zanettin (FI) che gli chiedeva conto dell’assurdo numero di suicidi nelle carceri (80 dall’inizio dell’anno, mai così alto), e al Pd che chiedeva cosa intendesse fare sul problema del sovraffollamento, sull’applicazione della riforma Cartabia che depenalizza una serie di reati, e sui tagli al personale penitenziario, Nordio ha risposto costernandosi, indignandosi (il numero record di suicidi «confligge con il diritto, con la razionalità, con l’etica e anche con la convenienza», ha detto) e poi, senza gettare la spugna con gran dignità, come cantava De André, ha però rinviato al piano nazionale contro i suicidi del 2017, alla circolare del Dap sulla prevenzione emessa ad agosto di quest’anno, e alle «linee programmatiche sulla giustizia per i prossimi 5 anni» che «presenterò tra pochi giorni in commissione al Senato». E dopo aver annunciato l’aumento della videosorveglianza, ha giustificato la «revisione delle spese» in ambito carcerario previsto nella legge di Bilancio.

Infine a Matteo Renzi che, riguardo all’indagine sulla Fondazione Open, gli chiedeva quale iniziative intendesse prendere nei confronti della procura di Firenze che avrebbe inviato al Copasir materiale informatico sequestrato all’indagato Marco Carrai ma che la Cassazione aveva dichiarato «non trattenibile» (un atto «eversivo o anarchico», lo ha definito Renzi), il ministro ha promesso «accertamenti rigorosi» e «decisioni rapide». Renzi si è dichiarato «molto soddisfatto».