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Risparmi con i tagli alla polizia penitenziaria

Risparmi con i tagli alla polizia penitenziaria

Carceri, la scure del Bilancio La manovra abbatte la spesa su agenti, mense e intercettazioni. Sindacati increduli

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 29 novembre 2022

Il paradosso di un governo di estrema destra che taglia sul personale di Polizia penitenziaria è contenuto in poche righe, nelle Disposizioni finanziarie e finali (titolo XVI), delle 310 pagine in cui si sviluppa la legge di bilancio. L’ultima bozza circolata ieri sera prevede che dal 2023 il ministero della Giustizia debba assicurare «mediante la riorganizzazione e l’efficientamento dei servizi degli istituti penitenziari», in particolare «con la ripianificazione dei posti di servizio e la razionalizzazione del personale», il conseguimento di «risparmi di spesa non inferiori a 9.577.000 euro per l’anno 2023, 15.400.237 euro per l’anno 2024 e 10.968.518 euro annui a decorrere dall’anno 2025».

Il successivo paragrafo è invece dedicato a tagli relativi al servizio mensa del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, con un risparmio di spesa non inferiore a 331.583 euro per l’anno 2023, 588.987 euro per l’anno 2024 e 688.987 euro annui a decorrere dall’anno 2025». Altri tagli sono previsti anche sulle intercettazioni e sulle comunicazioni, ridotte di 1,57 milioni di euro all’anno.

I PRIMI a darne notizia sono stati il sindacato di polizia penitenziaria Uilpa e il senatore Ivan Scalfarotto, di Azione. «A fronte di 18 mila unità mancanti al Corpo di polizia penitenziaria, 85 suicidi (80 fra i detenuti e 5 fra gli operatori) dall’inizio dell’anno, strutture degradanti, penuria e inefficacia di automezzi, equipaggiamenti e strumentazioni, siamo letteralmente esterrefatti e increduli», commenta Gennarino De Fazio, segretario generale Uilpa, che riguardo la scelta politica sintetizza così: «Che sia una manovra di destra lo si vede dal fatto che incide negativamente sui lavoratori e taglia i servizi. Ma in generale mi sembra che per qualunque tipo di governo, quando c’è da fare economia, carceri e lavoratori vengono trattati come bancomat».

Ma quello che ferisce di più i sindacati penitenziari è il “tradimento” della premier Giorgia Meloni, del Guardasigilli Carlo Nordio e dei Sottosegretari che più volte, a cominciare dal «discorso sulla fiducia alla Camera», hanno promesso «il miglioramento delle condizioni di lavoro» del personale che occupa «posti di servizio» (come indicato nella manovra): «Dunque non operatori, educatori o psicologi, ma proprio gli agenti», fa notare De Fazio che conclude: «Ci sembra di trovarci su scherzi a parte».

Una delusione che ferisce anche l’Associazione sindacale professionisti militari dell’Esercito: «Le promesse elettorali e i lunghi applausi di ringraziamento, nelle aule del Parlamento, per il continuo impegno dei militari italiani, non trovano riscontro nel testo di Bilancio 2023».

IVAN SCALFAROTTO, che ieri ha visitato l’istituto San Vittore, si dice «sdegnato» dal taglio al personale dell’amministrazione penitenziaria che fa «un grandissimo lavoro e si sobbarca la gestione di una realtà complicatissima» come quella del carcere milanese dove è rinchiusa «una numerosa popolazione carceraria che spesso è l’effetto dei fenomeni di marginalità della nostra società più ancora che della delinquenza e del crimine».

Anche la deputata di Avs Ilaria Cucchi Ilaria Cucchi censura il governo Meloni che taglia «invece di investire sull’Ordinamento Penitenziario per migliorare efficienza a vantaggio dell’intera collettività. Tutto questo è incredibile. Evidentemente al peggio non c’è mai fine».

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