«Quelle immagini si commentano da sole e confermano i nostri timori nel seguire i consigli delle autorità italiane. Non mi sento di aggiungere altro», dice Roberto Salis. Il padre di Ilaria, la militante antifascista da un anno in carcere in Ungheria con l’accusa di aver aggredito due neonazisti, si riferisce al murale apparso su un muro di Budapest in cui si vede una donna impiccata a una forca. Sui vestiti la scritta «Ila. Antifa». Un’immagine «eloquente e scioccante», per la dem Debora Serracchiani, per la quale «è inaccettabile che il governo non agisca e non intervenga per sottrarre Ilaria a queste minacce ed a questi pericoli».

Manifestazioni a sostegno di Ilaria, ma anche di Filippo Mosca, detenuto in Romania, si sono tenute ieri in diverse città italiane. A Roma momenti di tensione si sono avuti quando dal corteo partito da Via Sassari e aperto da uno striscione con la scritta «dall’Ungheria alla Palestina free them all», si è staccato u gruppo di una quarantina di manifestanti che ha cercato di raggiungere l’ambasciata ungherese, trovando però la strada bloccata dai reparti delle forze dell’ordine che hanno effettuato una carica. Il corteo ha poi ripreso a sfilare dirigendosi verso piazza Vittorio.

A Palermo, organizzato dall’assemblea «No Guerra» e dall’associazione Antigone, si è tenuto invece un sit-in a favore dei due connazionali imprigionati all’estero. «C’è stato un ritardo colpevole da parte del governo italiano – ha spiegato Virginia Dessy dell’assemblea «No Guerra» – la Farnesina era stata subito informata dell’arresto di Ilaria Salis, avvenuto un anno fa, l’11 febbraio, eppure la nostra connazionale è stata lasciata in condizioni disumane per mesi»

Alcune centinaia di persone hanno risposto all’appello lanciato nel capoluogo lombardo da «I Sentinelli di Milano» sotto la Loggia della piazza dei Mercanti. All’iniziativa hanno aderito molte associazioni impegnate nel sociale e alcuni partiti politici. «Noi ci domandiamo, poiché non era la prima volta che Ilaria andava in tribunale con una catena al collo e coi ceppi ai piedi, ma in questi mesi l’ambasciatore italiano in Ungheria cosa ha fatto?», ha chiesto Luca Paladini, consigliere regionale di Patto Civico, tra gli organizzatori del presidio.