Lui è un giurista di area politica di centrodestra, è stato negli anni vicino a politici come Gianfranco Fini e Renato Schifani. Ha fatto collezione di incarichi pubblici ed è di area cattolico conservatrice, tanto che si trovò a difendere la iper restrittiva legge sulla fecondazione assistita per conto di un comitato del no al referendum. Lei è componente dell’Unione dei giuristi cattolici ed è attualmente (vice) ministra di papa Francesco, sottosegretaria del ministero per l’educazione e la cultura del Vaticano.

Sergio Mattarella ha fatto le sue scelte, per quello che sta a lui il collegio dei 15 giudici costituzionali non deve restare scoperto un solo giorno: dalla prossima seduta infatti non ci saranno più due vicepresidenti che hanno terminato il mandato, Nicolò Zanon e Daria De Pretis ed entreranno (giuramento il 14 novembre) Giovanni Pitruzzella e Antonella Sciarrone Alibrandi. Sostituzione studiata con il bilancino: Pitruzzella è un professore di diritto costituzionale di area centrodestra esattamente come Zanon e Sciarrone Alibrandi una docente di diritto dell’economia di area di centrosinistra dove De Pretis è docente di diritto amministrativo con la stessa vicinanza politica. Completare il collegio però non sarà facile, perché la destra non ha in parlamento i numeri necessari a eleggere da sola chi prenderà il posto della presidente della Corte costituzionale Silvana Sciarra, anche lei a mandato concluso. Sciarra fu voluta dal centrosinistra, la destra però non è unita al suo interno su un nome sul quale insistere, ragione per cui o Meloni ne troverà uno attraente per i centristi alla Renzi, o potrebbe voler rimandare la conta di un anno intero. Nel dicembre 2024 scadranno infatti ben tre giudici di nomina parlamentare e allora la destra potrebbe riproporre lo schema «tre a uno» con il quale ha gestito molte nomine politiche quando non poteva del tutto escludere le opposizioni.

Dodici anni fa, era novembre, Pitruzzella fu nominato presidente dell’Antitrust dagli allora presidenti di senato e camera Schifani e Fini, mentre otto anni fa, ancora a novembre, mancò per pochi voti l’elezione a giudice costituzionale in parlamento (indicato dai centristi, votato dalla destra). La Corte costituzionale, estremo organo di garanzia, potrebbe doversi occupare nei prossimi anni anche della riforma costituzionale con la quale Meloni vuole cambiare la forma di governo. Al suo interno i costituzionalisti sono ormai una rarità, quattro su quindici, due dei quali sono tra i tre giudici in scadenza l’anno prossimo. Uno fra loro, Augusto Barbera, è il più probabile prossimo presidente.