«Un fulmine a ciel sereno», è la frase ripetuta da chiunuque conoscesse Antonio Panzeri e Luca Visentini.

Il «fulmine» è l’inchiesta della magistratura belga sulla corruzione ordita dal Qatar che ha portato al fermo di quattro persone, tra cui i due importanti esponenti del sindacalismo italiano: Antonio Panzieri, ex europarlamentare italiano del gruppo dei Socialisti e democratici (S&D) dopo una lunga carriera in Cgil, e Luca Visentini, l’appena eletto segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (Etuc) dopo essere stato per quattro anni segretario della federazione europea (Ces) dopo la carriera nella Uil.

L’obiettivo del Qatar sarebbe stato promuovere l’immagine del paese per i Mondiali – ora in corso – e propagandare i progressi nella tutela dei diritti umani e nelle condizioni di lavoro dei migranti.

L’ASSEGNAZIONE DEI MONDIALI all’emirato aveva portato a forti prese di posizioni delle Ong nel denunciare la cosiddetta kafala, il sistema di semischiavitù che prevede il ritiro del passaporto per i lavoratori stranieri impiegati, in modo da impedirne lo spostamento e la ricerca di una nuova occupazione.

Pier Antonio Panzeri

Le denunce sulle migliaia di lavoratori migranti morti durante i lavori di costruzione degli stadi per i mondiali, hanno portato il Qatar nel 2020 ad annunciare la – contestata da più parti – abolizione del sistema della kafala.

L’inchiesta è stata resa nota ieri mattina dal quotidiano Le Soir. Gli inquirenti sospettano che il paese del golfo Persico abbia tentato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo.

Secondo un portavoce della procura federale belga le influeze sulle decisioni prese per lunghi mesi dal parlamento europeo venivano ottenute «pagando somme elevate di denaro o offrendo costosi regali a terze parti con una significativa posizione politica o strategica nel parlamento europeo».

Sono state eseguite 16 perquisizioni che avrebbero portato alla scoperta di 600mila euro in contanti, riconducibili a Panzeri.

IN SERATA A CALUSCO D’ADDA sono state fermate anche la moglie e la figlia di Panzeri (Maria Colleoni, di 67 anni, e la figlia Silvia, di 38) e portate in carcere a Bergamo. Il Mandato di arresto europeo (Mae) dal Belgio è stato eseguito per corruzione e riciclaggio con il vincolo dell’associazione per delinquere.

Luca Visentini

Gli inquirenti belgi hanno perquisito anche la casa dell’eurodeputata greca dell’S&D Eva Kaili, una dei 14 vicepresidenti del Parlamento Europeo. Kaili sarebbe anche portata davanti al magistrato per essere sentita. Francesco Giorgi, ex assistente di Antonio Panzeri, uno dei fermati, sarebbe il compagno della politica greca. L’ultimo fermato è Niccolò Figà-Talamanca, della ong No Peace Without Justice.

A STRASBURGO, ALLA PLENARIA dello scorso novembre, è andato in scena un dibattito sulla situazione dei diritti umani e dei lavoratori in Qatar dopo le polemiche sul trattamento dei dipendenti stranieri che hanno contribuito alla costruzione degli stadi per il Mondiale. E, già in quei giorni, in diversi avevano asserito che la risoluzione finale avrebbe potuto essere più severa.

Lo scorso primo novembre, invece, Kaili aveva incontrato il ministro del Lavoro qatarino Ali bin Samikh Al Marri, «accogliendo con favore l’impegno» di Doha «per i diritti dei lavoratori».

AL CENTRO DELL’INCHIESTA ci sarebbe l’organizzazione non governativa guidata da Panzeri «Fight Impunity», organizzazione non profit impegnata «contro l’impunità» per le violazioni dei diritti umani. La sede di Bruxelles della ong è stata perquisita dalla polizia belga. Il consiglio dei membri onorari della Ong è composto da personalità di assoluto rilievo come Emma Bonino, Federica Mogherini, l’ex commissario Uu greco Dimitris Avramopoulos e l’ex primo ministro francese Bernard Cazeneuve.

In realtà nessuna campagna è stata portata avanti dalle organizzazioni guidate da Panzeri e Visentini a favore del Qatar come nessuna pressione risulta a chi ha collaborato con loro.

«SIAMO SCONVOLTI dalle accuse di corruzione nelle istituzioni europee. Il gruppo S&D ha tolleranza zero per la corruzione. Siamo i primi a supportare un’indagine approfondita e una divulgazione completa. Collaboreremo pienamente con tutte le autorità investigative – afferma il gruppo dei Socialisti e Democratici nel Parlamento Europeo – . In questo spirito non commenteremo i procedimenti in corso. Data la gravità delle accuse, fino a quando le autorità non forniranno informazioni e chiarimenti, chiediamo la sospensione dei lavori e votazioni in plenaria riguardanti gli stati del Golfo, in particolare la liberalizzazione dei visti e le visite programmate».

La Uil si è limitata ad un comunicato. «Non avendo alcun riscontro sul merito della vicenda, confidiamo nell’operato della magistratura e siamo fiduciosi nel fatto che Visentini possa dimostrare l’estraneità ai fatti contestati».