Budweiser l’ha presa assai male. E c’è anche da capire il celebre marchio americano di birre, fornitore ufficiale della competizione, che a due giorni dal via ai Mondiali in Qatar si ritrova tra i piedi il divieto delle autorità per la vendita di alcolici nei dintorni degli otto stadi del torneo.

“Beh, è imbarazzante”, ha twittato Budweiser sul profilo ufficiale Twitter.

L’investimento sull’evento è stato corposo: 75 milioni di euro, accordo di sponsorizzazione con la Fifa. E’ uno dei brand che hanno investito di più sui Mondiali nel Golfo Persico, ma Budweiser non è l’unica vittima del dietrofront voluto dalla casa reale qatariota.

Il timore era quello di turbare i sudditi, con un flusso senza sosta di alcolici tra i tifosi inglesi, americani, tedeschi, nordeuropei. Un’apertura pericolosa successiva ad anni di tolleranza zero sul consumo di sostanze alcoliche.

Una specie di compromesso era pure stato trovato. I reali avevano accettato che gli stand della nota birra fossero piazzati in zone più nascoste nelle vicinanze degli impianti. I sostenitori avrebbero potuto consumare pinte di birra nelle zone intorno agli stadi fino a tre ore dalla partita (se in possesso di un biglietto della gara) e poi almeno un’ora dopo la fine del match. Un po’ di realpolitik, un passo verso la Fifa, verso lo sponsor e verso i migliaia di turisti in arrivo da Europa e Stati Uniti.

La barra dell’intransigenza, d’altronde, è stata tenuta alta sui diritti di donne e della comunità gay. Gli omosessuali beccati in “flagranza” rischiano fino a sette anni di carcere.

Invece si potrà bere birra e altri alcolici sono nei bar degli hotel a cinque stelle presi d’assalto dai tifosi e in altri luoghi autorizzati dalla Fifa.

In Qatar, come nella maggior parte dei paesi islamici, l’alcol può essere venduto agli stranieri solo se questi sono in possesso di permessi speciali o se si trovano all’interno di hotel o ristoranti autorizzati alla vendita.

La hall sponsorizzata da marche di birra di un hotel a Doha, foto Ap

La birra continuerà a essere venduta nei supermercati qatarioti. Ma c’è un problema, anche per i ricchi turisti finiti nel paese sul Golfo Persico su un volo della compagnia di bandiera (e brand ufficiale dell’evento, Qatar Airways): i prezzi sono già saliti alle stelle, fino a 13 euro a bottiglia. E se il contratto multimilionario con Budweiser rischia di sfuggire dalle mani della Fifa, che rischia anche la richiesta di un maxi risarcimento danni, non sarà ovviamente neppure concesso che i marchi produttori di birra compaiano nei tabelloni pubblicitari all’interno degli stadi o delle sale stampa.

La Fifa aveva già ricevuto dagli organizzatori una concessione durante l’ultima settimana prima del via della Coppa del Mondo sulla possibilità di mantenere il marchio Budweiser, anche se in una zona meno visibile.

Il divieto di vendita di alcolici è andato di traverso anche ai tifosi. Soprattutto agli inglesi in trasferta in Qatar.

La Football Supporters Association ha addirittura diramato un comunicato in cui è criticata la gestione della questione alcolici, con il cambio di rotta improvviso a poche ore dall’inizio dei Mondiali. Il timore è che ci siano dietrofront improvvisi anche su viaggi, trasporti.

Nel frattempo il tabloid Mirror, per aggiungere un po’ di pepe sulla questione birre, ha pubblicato un video della famiglia reale qatariota in un fastoso e assai alcolico festino successivo ai sorteggi di Coppa del Mondo di qualche mese fa.