La controffensiva è iniziata, ma stavolta lo dice Mosca. Secondo fonti del Cremlino, le truppe ucraine hanno tentato un’avanzata in forze in direzione sud-est, tra Zaporizhzhia e Mariupol. La manovra si sarebbe tramutata in un massacro, 250 militari di Kiev uccisi secondo fonti non verificabili e definite da funzionari ucraini «un delirio dei russi».

Nei pressi di Bakhmut, invece, gli ucraini sono riusciti a sfondare a Berezovka, a nord-ovest della città, e starebbero continuando a spingere contro i nemici. Intanto, a Belgorod, c’è stato «un nuovo tentativo di invasione» del territorio russo da parte dei reparti di russi filo-ucraini, spalleggiati a quanto pare da un reparto di legionari polacchi.

ORE INTENSE in cui gli ucraini quasi non riuscivano a staccare gli occhi dagli smartphone o dagli schermi con i notiziari. L’impressione che tutto stesse succedendo all’improvviso come se si fosse scoperchiato il proverbiale vaso di Pandora dopo giorni e giorni di annunci, promesse e rinvii in cui la situazione al fronte si era mantenuta piuttosto stabile e le grandi città (soprattutto Kiev) avevano sofferto di insonnia per i bombardamenti continui. Ma, seppur nella concitazione delle notizie che anche mentre quest’articolo va in stampa continuano a sovrapporsi, cerchiamo di fare il punto della situazione.

Domenica sera sui canali Telegram della Legione «Libertà per la Russia» e del Corpo di Volontari russi (Rdk) è stato pubblicato un video raffigurante degli uomini, tra i quali Cesar, il comandante sul campo della Legione, e i leader del Rdk in piedi dietro a un lettino da ospedale. Sul lettino, disteso sotto una coperta isotermica, un soldato russo (almeno questo è quanto veniva annunciato nel video).

I miliziani russi filo-ucraini annunciavano di essere entrati nuovamente in territorio russo e di aver «liberato» il villaggio di Novaya Tavolzhanka, nella regione di Belgorod, catturando dei prigionieri nello scontro. «Vyacheslav Valdimirovich – hanno scritto i ribelli russi chiamando con il patronimico Gladkov, come fosse un conoscente e non il governatore di un territorio della Federazione russa – oggi è giorno della Trinità, un giorno sacro per tutto il nostro Paese, e noi come ‘gesto di buona volontà’ ti offriamo di venire di persona a scambiare questi prigionieri nel tempio (la chiesa di Novaya Tavolzhanka, ndr)».

UNO SCHIAFFO fortissimo in faccia al potere russo. Non solo i ribelli continuano a seminare il terrore oltre frontiera ma annunciano la cattura di soldati regolari russi, teoricamente inviati lì proprio a combattere contro di loro. Il tutto utilizzando lo stesso lessico di Mosca: il «gesto di buona volontà» evocato, ad esempio, in occasione della ritirata da Mosca o da Kherson. Peccato che dopo quei «gesti» i bombardamenti siano continuati e la guerra si sia fortemente inasprita.

E, proprio per questo, i russi filo-ucraini sono andati a toccare quelle corde che è evidente irriteranno i vertici di Mosca e faranno capire subito alla popolazione civile che si tratta di una sfida. Il governatore, poco dopo, ha accettato di incontrare i ribelli, pur dicendosi convinto che i prigionieri fossero già morti.

L’incontro non c’è stato e per tutta la giornata di ieri gli scontri a fuoco intorno a Novaya Tavolzhanka sono continuati finché il Cremlino non ha dichiarato di «aver neutralizzato i terroristi» e averne uccisi dieci. Al di là dei numeri, che i legionari ovviamente non confermano, annunciando anzi di aver consegnato i prigionieri di guerra alle autorità ucraine, un fatto va considerato: la mossa del governatore Gladkov ha legittimato i ribelli.

FINO A IERI il governo russo aveva sempre cercato di derubricare la loro presenza a semplice propaganda di occidentali e ucraini, esortando la popolazione a non preoccuparsi. Ora, invece, tutti sanno che questi miliziani esistono, che compiono azioni militari e che si pongono come interlocutori (da pari a pari) con le autorità russe e con i suoi sodali, come la compagnia Wagner.

In serata, la Legione ha pubblicato un video invitando il capo dei mercenari russi, Evgeny Prigozhin, sul fronte di Belgorod per un nuovo scambio di prigionieri. Inoltre, i servizi militari ucraini hanno dichiarato che negli scontri armati è rimasto ucciso Andreii Stesev, comandante del gruppo operativo russo di Belgorod.

Per chiudere il quadro, il governo polacco si è subito affrettato a dichiarare che i legionari stranieri polacchi che hanno raccontato di aver preso parte all’azione agiscono solo a titolo personale e che Varsavia non è in alcun modo coinvolta in questo tipo di operazioni.

POCHE ORE dopo, gli ucraini avrebbero tentato di sondare il terreno a sud-est, verso Mariupol. «La mattina del 4 giugno – si legge nel comunicato ufficiale del ministero della difesa russa – il nemico ha lanciato un’offensiva su larga scala in cinque settori del fronte nella direzione meridionale di Donetsk, introducendo in battaglia la 23° e la 31° brigata meccanizzata, con il supporto di altre unità e sottounità militari».

In questa battaglia sarebbero morti i 250 soldati ucraini annunciati da Mosca ieri. In realtà la battaglia è proseguita per tutta la giornata. «Il nemico sta cercando di trovare dei punti deboli nelle nostre difese – hanno spiegato i funzionari russi – ma finora sono stati respinti su tutte le direzioni».

NEI PRESSI DI BAKHMUT, invece, gli ucraini sono riusciti a ottenere successi sfondando sul fianco ovest della città, in un’area compresa tra Krasna Hora e Chasiv Yar. Anche a Soledar, a pochi chilometri di distanza, i soldati di Kiev avrebbero tentato uno sfondamento con due ondate di attacchi pesanti. La prima sarebbe stata respinta mentre in questo momento le postazioni russe restano sotto il tiro degli artiglieri di Kiev.

A Novodonetsk, vicino Vuhledar, le sorti della battaglia sono ancora incerte. Grazie ad alcuni reparti ausiliari di rinforzo, a metà giornata sembrava che gli ucraini avessero sfondato, salvo poi essere ricacciati indietro di centinaia di metri.