Giuseppe Conte è solo? Questa l’immagine che viene da Palazzo Chigi, dopo la richiesta da parte del Movimento 5 Stelle che Mario Draghi andasse a riferire in aula prima della sua partenza per gli Stati uniti. Il leader del M5S torna sul tema in una diretta Instagram. «Mi sono meravigliato che non ci sia stata la possibilità del premier di passare in Parlamento prima di viaggi importanti come Washington o Kiev – dice – Durante la pandemia c’è sempre stato un trasparente confronto».

POI È ARRIVATO all’isolamento dei 5 Stelle. Ribaltando la questione sulla richiesta del dibattito parlamentare. «Sono rimasto sorpreso che nessuna altra forza politica si sia associata a questa richiesta, anche forze che a parole hanno dato segnali che vogliono la pace» prosegue Conte. Che ribadisce che la posizione per il «negoziato» e la pace, contro «l’escalation militare», è diffusa tra gli italiani e che dunque questo «isolamento» non riguarda l’opinione pubblica. Poi ricorda al premier che il M5S sta al governo in nome della transizione ecologica e cita gli incidenti su inceneritore e Roma e Superbonus: non siamo agli aut aut ma poco ci manca.

L’AVVOCATO punzecchia Salvini, che in questi giorni cerca di costruirsi l’immagine del mediatore dopo aver sventolato per anni simpatie putiniste. Si dice colpito anche dal fatto che il leader leghista sia andato a colloquio con Draghi «per parlare di catasto» e, stando alle precisazioni di Palazzo Chigi, senza affrontare il tema della guerra. Ne ha anche per Fratelli d’Italia, Conte, che accusa di aver candidato al Quirinale «il presidente della federazione dei venditori di armi» (il riferimento è a Guido Crosetto, co-fondatore del partito di Giorgia Meloni e oggi al vertice di Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza). Crosetto formalmente si è dimesso da parlamentare e dice di aver lasciato la politica, ma non manca mai di intervenire sulle questioni all’ordine del giorno. Curiosamente, proprio ieri aveva dato ragione a Conte sulla necessità di informare il parlamento sulle evoluzioni belliche.

LE ALLUSIONI alla solitudine del capo pentastellato fatte filtrare dagli ambienti del governo probabilmente non si limitano tuttavia al fatto che sono soltanto i 5 Stelle a insistere perché Draghi riferisca il prima possibile alle camere (dove non si vede per parlare del conflitto ucraino ormai da più di due mesi). Conte sarebbe solo, dicono i suoi detrattori nella maggioranza, perché anche il ministro degli esteri espressione del suo partito non condividerebbe la linea dell’«escalation diplomatica». Proprio ieri, tuttavia, Luigi Di Maio ha smentito ogni retroscena che vorrebbe che lo scontro attorno alla vicenda delle armi e dell’atteggiamento dell’Italia sul fronte ucraino riguarderebbe anche le rotture interne al M5S. «In questo momento il nuovo corso del M5S ha tutto il mio sostegno – assicura Di Maio – Mi dispiace che in questi giorni, essendo stato in India per un viaggio importante, non ho potuto partecipare alla prima edizione della scuola di formazione politica».

DI CRISI di governo non vuole sentire parlare Enrico Letta, ieri avvistato a Siena per un’iniziativa elettorale. «Il governo ha il polso della situazione, c’è fiducia nelle scelte che sta facendo». Poi pur precisando di non aver «nessun problema ad affrontare un dibattito parlamentare perché abbiamo le nostre regioni e sappiamo che è importante trovare la massima unità» sposa la linea del ministro della difesa Lorenzo Guerini: «Il parlamento ha preso decisioni che valgono anche per l’oggi». Come a dire: abbiamo già votato settimane fa, tutto ora prosegue sulla scia della conversione in legge de primo decreto Ucraina. Linea diversa da quella dei 5 Stelle.