Quando i dati si consolidano, il primo a parlare per il Movimento 5 Stelle è il vicepresidente Riccardo Ricciardi. «Ho sentito tantissimi funerali del M5S dopo le amministrative – dice – Poi alle politiche succedeva quello che è successo. Siamo sereni, il percorso di rinnovamento messo in atto dal presidente Conte darà i suoi risultati nel prossimo futuro».

Conte riproduce uno degli schemi della politica tradizionale. Mentre segue i risultati dal quartiere generale di Campo Marzio spedisce avanti uno dei suoi luogotenenti. Il messaggio è quello che aveva lasciato trapelare anche nelle scorse settimane: c’è da costruire il radicamento nei territori, in quei posti dove di fatto, come lascia intendere lo stesso Ricciardi quando spiega che hanno scelto di presentare la lista solo laddove avevano la possibilità di portare una proposta concreta, non è mai esistito.

Ma Conte non può nascondersi e non può nascondere ai suoi che un crollo nei consensi c’è stato. Come quello di Palermo dove i 5 stelle superano di poco il 6%. Un risultato che rende difficile immaginare di poter avanzare una candidatura alla presidenza della Regione Sicilia, cioè quella scadenza elettorale d’autunno che doveva essere il primo atto del nuovo corso. Ancora, dove il centrosinistra passa al primo turno (come accade a Padova e a Lodi), il M5S raccoglie risultati trascurabili. E a Verona, dove la candidatura di Damiano Tommasi è riuscita a far saltare anni di egemonia del centrodestra, i 5 Stelle sono presenti solo con due candidati infilati nella lista civica del candidato sindaco.

In serata, Conte arriva davanti ai microfoni e ammette. «I dati che emergono non possono soddisfare il Movimento 5 Stelle – scandisce – Non voglio nascondermi dietro i precedenti storici». Il leader M5S dà conto dell’incapacità della sua forza politica di raccogliere il grido di dolore del paese. «Ho girato per l’Italia – afferma – Ho ascoltato la gente dei quartieri abbandonati e parlato loro delle battaglie che il M5S cerca di portare avanti. Ho toccato con mano la sofferenza, per questo noi diciamo da mesi che sarebbe folle abbandonare il reddito di cittadinanza per continuare con paghe da fame. O che questo è il momento di concentrare l’extragettito per taglio del cuneo fiscale».

Il pensiero è soprattutto al Sud, dove nel 2018 il M5S costruì il suo trionfo elettorale mettendo insieme percentuali che facevano impallidire le corazzate della Prima repubblica e dove Conte vorrebbe farsi portavoce, pur senza i toni di allora, della questione sociale.

A proposito di strutturazione nei territori, Conte dice che questo pomeriggio annuncerà i coordinatori locali del M5S. «Siamo stati incapaci di intercettare questa sofferenza perché non riusciamo a stare sui territori – riferisce – Non abbiamo ancora i delegati territoriali e dunque non abbiamo gli strumenti per dialogare e far sentire la nostra presenza ai cittadini». Questo ritardo, spiega è dovuto a «cause esogene ed endogene», cioè alle resistenze interne e alle traversie legali che provengono dal tribunale di Napoli. «Alla comunità degli iscritti voglio assicurare che siamo più determinati che mai: vi daremo gli strumenti per combattere insieme».

C’è un dato su tutti che spaventa l’ex presidente del consiglio: nei centri maggiori le diverse forze che rappresentano una possibile sponda centrista per il Partito democratico, Italia Viva e Azione su tutti, si rivelano più incisive del M5S. Il che potrebbe spostare il baricentro di quella coalizione progressista che Conte ha più volte evocato. Anche su questo, però, ci tiene a dire che nulla è compromesso. «Non ho mi detto che abbiamo un’alleanza strategica ma parlo sempre di dialogo, profondo e proficuo, con il Pd e Articolo 1: non ho mai voluto forzare perché ritengo che questo percorso debba darsi dei tempi, delle tappe. Esamineremo il risultato elettorale ma per il futuro un’azione congiunta non può essere compromessa da questa tornata elettorale per il semplice motivo che il M5S sui territori ancora deve organizzarsi».