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Conte il pacifista: «Basta armi a Kiev»

Conte il pacifista: «Basta armi a Kiev»Giuseppe Conte – Lapresse

La pace non russa La prima volta del M5S in una piazza senza bandiere di partito. Il ministro Crosetto reagisce: «Le procedure per il sostegno all’Ucraina non cambiano»

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 6 novembre 2022

Per il Movimento 5 Stelle è un debutto. È la prima volta che aderisce a una manifestazione non direttamente riconducibile al suo simbolo. Di più: Giuseppe Conte nelle scorse settimne ha provato ad applicare un antico schema dei partiti della sinistra: invocare una manifestazione della società civile per poi aderirvi da semplice cittadino, «senza bandiere», e fissarne i contenuti.

E ALLORA il leader M5S si presenta prima di tutti, quando sono passate da poco le 12, in piazza Esedra e dalle stanze della comunicazione viene fatto sapere che in quest’occasione l’avvocato farà le sue dichiarazioni. Prima ancora che il grande corteo abbia inizio, e in tempo per i telegiornali dell’ora di pranzo, Conte marca il territorio e prova a dettare l’agenda. «Siamo stanchi di questa strategia che precede solo una escalation militare – scandisce – Ci serve un percorso di pace, è faticoso da costruire ma dobbiamo farcela anche con questo grido che proviene dalla maggioranza silenziosa del paese». Le decine di migliaia di persone che arrivano non sono abituate a essere definite con un termine che rimanda a un’altra fase storica e a tutt’altra composizione politica, ma l’operazione di Conte è chiara: costruire l’egemonia del M5S su tutta l’area della sinistra e del pacifismo che da anni non ha stabili forme di rappresentanza politica. «La nostra posizione è nota – prosegue Conte – l’Ucraina è ormai armata di tutto punto abbiamo bisogno di una svolta in direzione del cessate il fuoco e di un negoziato di pace».

POI LANCIA il suo avvertimento al ministro della difesa sul nuovo invio di armi al fronte ucraino. «Crosetto ha annunciato che sta preparando un sesto invio – attacca – Noi gli diciamo che è stata votata una risoluzione che prevede un confronto in parlamento. Non si azzardi questo governo a fare un invio di armi senza un passaggio in aula, tanto più che questo è un governo politico, non ha neppure la giustificazione delle larghe intese, come il precedente». Crosetto gli risponderà stizzito in serata, sostenendo che per l’invio di armi «saranno utilizzate le stesse procedure che lui ha accettato, approvato e avvallato, nei mesi scorsi». Il che significa che ancora per questa volta la lista degli armamenti finisce sotto l’ombrello del decreto Ucraina votato a marzo scorso dal M5S.

PER CONTE, tuttavia, lo scenario è mutato. «Quando è cominciato questo conflitto nessuno ha pensato che l’Ucraina dovesse essere abbandonata a se stessa – afferma – Ci siamo sempre schierati. Ma questa strategia non ha portato a nessun risultato, se non all’escalation». A chi gli chiede qual è l’alternativa, si limita a ricordare che la guerra tra Russia e Ucraina è diventata troppo grande per riguardare soltanto il paese aggressore e quello aggredito: «Il negoziato deve essere costruito dalla comunità internazionale. Non possiamo affidare solo ai paesi belligeranti la definizione di termini e condizioni di questo negoziato».

POI SI METTE dietro allo striscione che reggono i suoi. I colori della sua campagna, il giallo delle 5 Stelle e l’azzurro dell’Italia, sono anche quelli dell’Ucraina. Stringe mani, si presta ai selfie, accoglie i sorrisi dei sostenitori. Poco più avanti cammina, in versione familiare, anche Alessandro Di Battista. I parlamentari gironzolano. Qualcuno si lascia sfuggire: «È una piazza senza simboli politici, dunque è una piazza di 5 Stelle». Ovviamente non è così. Ma la battuta rende l’idea della mutazione profonda. Fino a un paio di anni fa i grillini avrebbero temuto qualsiasi contaminazione, adesso non hanno difficoltà di sparpagliarsi in mezzo a un popolo multicolore, un’antropologia diversa dal mondo dei raduni grillini dell’epoca precedente. Conte sta al gioco. Aarriva sotto al palco di piazza San Giovanni. Incrocia Maurizio Landini, al quale assicura: «Sulla pace non molliamo». Abbraccia don Luigi Ciotti e stringe le mani di Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio. «Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte – dice alla fine – Il M5S continuerà ad opporsi a chi si ostina a raccontarci che le armi sono l’unica soluzione possibile».

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