Europa

Consulenze d’oro e lobbismo, lo ‘sleaze’ Tory

Consulenze d’oro e lobbismo,  lo ‘sleaze’  Tory

Gran Bretagna Dallo scandalo che ha coinvolto Owen Paterson ai milioni accumulati da Boris Johnson con incarichi extraparlamentari, conflitti d'interessi nel partito conservatore

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 17 novembre 2021

La remunerativa pratica delle consulenze “estramurali” non è certo un esclusivo appannaggio nazionale. In Gran Bretagna, novembre ha visto un’impennata di simili pratiche da parte dei deputati conservatori, da sempre soliti integrare i magri introiti parlamentari con alacri attività lobbistiche.
Il parlamentare Owen Paterson era stato sospeso da una commissione d’inchiesta sugli standard etici dei deputati per aver usato il suo ruolo (retribuito con 82mila sterline annue) per perorare le cause di alcuni suoi clienti, una casa farmaceutica e un’azienda alimentare. Non è infatti lecito percepire compensi per simili attività, in parlamento come nel governo.

IL BUON VECCHIO conflitto di interessi: nella fattispecie, la casa farmaceutica si sarebbe vista affidare succulenti appalti (un contratto di 133 milioni di sterline per una fornitura di tamponi) durante l’emergenza pandemica. Il governo Johnson, per salvare la pelle a Paterson in un soprassalto di sfacciataggine, aveva votato un emendamento contrario alla sospensione del suddetto. Ma la conseguente ondata di sdegno ha fatto fare marcia indietro al governo e l’emendamento è stato ritirato, mentre l’Owen medesimo si dimetteva fra pochi applausi.
Forse ancor più nauseabonda la vicenda Cox, un pesce ben più grosso di Paterson (era Attorney general nel governo May): la scorsa primavera, l’avvocato era volato ai Caraibi – nell’ex colonia delle Virgin Islands, uno dei paradisi fiscali e templi del riciclaggio britannici – per difendere il governo locale in un caso di corruzione mosso dal proprio governo. E racimolando circa sei milioni di sterline.
Insomma, a oltre un decennio dallo scandalo dei rimborsi spese, nell’ormai remoto 2009, è l’eterno ritorno dello sleaze (corruzione, porcheria) dei Tories: un partito remunerato da miliardari lestofanti che si comprano il seggio in una camera non eletta (i Lords) a suon di donazioni da tre milioni di sterline, come denuncia un altro “scandalo” recentemente emerso, il cosiddetto cash for honors.

PER NON PARLARE dello stesso Johnson: sarà che tiene numerosa famiglia, ma “Boris” fa impallidire pivelli come Paterson e Cox, avendo ammassato ruoli extraparlamentari per tutta la durata della sua carriera politica, che gli sono valsi 4 milioni di sterline solo nell’ultimo decennio, denaro evidentemente non sufficiente a saldare il conto della ristrutturazione dell’appartamento di Downing Street che condivide con la sua spin doctor (che è anche sua moglie).
Naturalmente, anche qui il vero precursore è Tony “weapons of mass destruction” Blair, stella polare di tutti gli uomini post-politici di quest’era pompeiana. Non si contano le “consulenze” da lui fornite nella sua lunga e delittuosa carriera, inframmezzate da vari tour mondiali in cui teneva conferenze pagate centinaia di dollari a parola. Un percorso battuto dal suo emulo David Cameron, come dall’assai più puritana Theresa May. E scimmiottato da certi altri leaderucci anche in madrepatria.

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