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Conselice, rischio spopolamento. A Sant’Agata è tutto chiuso

Conselice, rischio spopolamento. A Sant’Agata è tutto chiusoLa situazione a Conselice

Emilia Romagna La rabbia degli amministratori delle zone alluvionate: «Il governo non ci ha ancora fatto sapere nulla, quanti fondi intende stanziare per l’aiuto ai cittadini e per le azioni urgenti»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 giugno 2023

Cittadina di 10mila abitanti nel ravennate quasi completamente allagata dall’alluvione di un mese fa, Conselice sta riemergendo dal fango e conta i danni. La sindaca Paola Pula fa sapere che circa 2.000 case sono state colpite dall’acqua, circa il 45% del totale. In minima parte sono inagibili ma anche quelle dove si può tornare a vivere hanno bisogno di ingenti lavori. La Biblioteca intanto ha riaperto ieri con un servizio ridotto, perché necessita di lavori di ripristino.

«A Conselice abbiamo avuto circa 3.000 sfollati, di cui 360 ospitati nei centri di emergenza, 400 imprese colpite, 3.900 ettari di territorio agricolo inondati di fango, sono danni enormi – spiega la sindaca. – Il Comune sta già raccogliendo le domande per la sistemazione autonoma (Cas) per chi ha dovuto lasciare la sua casa, e un altro contributo ai cittadini per le spese vive sostenute per rientrare. Sono risorse della Regione Emilia-Romagna, ma non bastano. Il governo non ci ha ancora fatto sapere nulla, quanti fondi intende stanziare per l’aiuto ai cittadini e per le azioni urgenti, come la riparazione degli argini, e questo è vergognoso».

Nel frattempo l’amministrazione comunale sta fornendo in prestito ai cittadini i deumidificatori almeno per asciugare le pareti impregnate di acqua.

«Chi è in affitto e non ha casa di proprietà, in realtà sta pensando di andarsene – racconta Franca Masironi, residente e attivista dell’associazione Sherezade – La gente è stanca, la depressione sta dilagando, lo vedo negli occhi dei miei concittadini. I giovani in cerca di lavoro se ne vanno, in tanti non torneranno. Le Brigate di Solidarietà che ci avevano già aiutato durante le prime settimane, hanno ora attivato uno sportello, ci danno consigli, sostegno – poi aggiunge sospirando – purtroppo se uno non ha i soldi per anticipare le spese, non ottiene i contributi».

Franca sottolinea le responsabilità delle amministrazioni presenti e passate. «Qui un tempo c’erano le risaie, si sapeva che era una terra alluvionale ma si è costruito ovunque, palazzi e imprese, senza neppure un piano di emergenza in caso di alluvioni. Nei decenni hanno ristretto il letto dei fiumi, alzato gli argini per cementificare, costruito aziende in zone esondabili. E ora il fiume si è ripreso tutto. Inoltre le paratie non si chiudevano, ci sono tante responsabilità da appurare».

Situazione quasi peggiore a S. Agata sul Santerno, piccolo comune nel ravennate (2.800 anime): «È tutto chiuso – racconta sconsolata una residente – Il bar Roma sta tentando di riaprire. Il forno che esisteva, penso, da 80 anni, ha chiuso per danni di 250 mila euro, avendo perso anche i nuovi macchinari appena comprati. È una desolazione. Non so come andremo avanti». L’incubo dello spopolamento, in queste zone alluvionate, è dietro l’angolo.

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