Sono momenti di forte tensione quelli che accompagnano in queste ore la vita a Conselice, nel ravennate, dove l’acqua dell’alluvione stagnando ormai da più di una settimana rischia di innescare l’emergenza sanitaria. Oggi la sindaca Paola Pula ha riunito un tavolo tecnico con cui cercare di prendere delle decisioni sulla situazione e forte era l’attesa per il suo esito, ma per il momento l’incontro non ha fornito nulla di decisivo.

«STIAMO FACENDO ulteriori approfondimenti tecnici. L’acqua non sta ancora scendendo come noi vorremmo», ha dichiarato il prefetto di Ravenna Castrese De Rosa dopo una lunga attesa. «Ai cittadini che si trovano ancora nelle zone allagate consigliamo di lasciare le case e recarsi nei luoghi di accoglienza che la Regione ha già predisposto, finché l’acqua non torna a livelli accettabili», ha ribadito, escludendo al momento l’allarme sanitario e la possibilità di un’evacuazione forzata delle zone ancora critiche, una misura ventilata prima dell’incontro. La risposta però non è bastata a rassicurare gli animi già tesi: «Sono giorni che chiediamo che vengano ad aspirare l’acqua che sommerge la nostra abitazione con delle autocisterne speciali» grida verso i carabinieri che presidiano il portone comunale un uomo di mezza età dal volto tirato. «Sono un agricoltore – mi dice – ma ormai ho perso tutto, mi rimane solo il trattore e il fucile».

L’ACQUA, che permane soprattutto nella zona tra Via Venezia e Via Po, profonda anche due metri, salmastra e maleodorante, si è riempita infatti, oltre che dell’acqua delle fognature, di liquami inquinanti come il diesel fuoriuscito dai veicoli e il liquido delle batterie dei mezzi agricoli, e ora c’è il rischio, fra le altre cose, che scenda nelle falde acquifere. A scopo preventivo, l’Asl, che in questi giorni aveva diffuso il vademecum dell’Oms con le buone pratiche da adottare in caso di alluvione per evitare il contatto della pelle con le acque stagnanti, domani effettuerà la vaccinazione antitetanica per i residenti di Conselice dalle 9.30 alle 13.00 presso la Casa della Salute.

INTANTO NEL PAESE, per rompere lo stallo della situazione, in molti si sono autorganizzati e aspirano acqua autonomamente cercando di liberare garage e giardini, dove il livello non è troppo alto. «Le persone ci chiedono di iniziare a pompare via l’acqua dai loro cortili perché vogliono tornare nelle loro case, ma in alcune zone non possiamo ancora operare. Se l’acqua che invade i campi circostanti non viene prima assorbita dalla terra, andrebbe a sostituire quella tolta e sarebbe del tutto inutile», spiega un vigile del fuoco venuto da Bologna: «Pompare l’acqua qui sarebbe come raccoglierla con un cucchiaino», dice mentre attraversiamo con il mezzo anfibio ormai galleggiante la palude creatasi tra le case e indicando quello che sembra mare ma in realtà sono campi allagati.

I POMPIERI STANNO accompagnando una madre e sua figlia a prendere lo zaino con i libri nella loro casa, sommersa fino al primo piano: domani riapre la scuola, che per fortuna si trova in un’altra località, risparmiata dall’alluvione. La normalità però qui è ancora lontana e stenta ad arrivare. Nella frazione di Lavezzola, non lontano dal centro di Conselice, c’è ancora il rischio idraulico per la paura di una nuova esondazione del Canale in destra di Reno. La sua capienza è al limite e si teme che l’argine, da poco ricostruito e ancora fragile, possa cedere di nuovo. Lo ha chiarito Elvio Cangini, direttore dell’Area tecnico-agraria del Consorzio di bonifica della Romagna occidentale, anche lui presente al tavolo tecnico: «il Canale in destra di Reno, che deve farsi carico di tutta l’acqua del territorio, comprese zone che hanno subito l’alluvione in maniera importante come Lugo e Bagnacavallo, è talmente carico che i livelli non stanno calando come dovrebbero e non può accogliere ulteriore acqua», ha spiegato.

QUELLA CHE SI È raccolta in quest’area della pianura non proviene solo dai fiumi Sillaro e Santerno esondati mercoledì, ma anche dai rilievi, che la stanno rigettando dalla terra, riversandola a valle. L’emergenza sul territorio ora è infatti rappresentata dagli innumerevoli smottamenti che sono attivi in tutta la regione. Come quello, enorme, che da mercoledì incombeva su Casola Valsenio e che oggi ha ceduto, devastando il fianco di una collina, interrompendo le comunicazioni con le valli adiacenti e la vicina toscana. Un’altra delle oltre 1000 frane di questi giorni in un piccolo comune di montagna che ci ricorda ancora una volta come le conseguenze dell’alluvione non si possano ancora dire archiviate e che il territorio, a dispetto di come noi lo trattiamo, è fortemente interconnesso.