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La pandemia fa diminuire i cittadini non comunitari

La pandemia fa diminuire i cittadini non comunitariRichiedenti asilo in un centro d'accoglienza – LaPresse

La fotografia Pubblicato un nuovo rapporto Istat con i dati aggiornati al 2020

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 23 ottobre 2021

Il 2020 ha fatto registrare il numero più basso di nuovi permessi di soggiorno rilasciati negli ultimi 10 anni: 106.500. Sono il 40% in meno rispetto al 2019. Lo afferma l’Istituto nazionale di statistica (Istat) in un rapporto pubblicato ieri che calcola in 3.373.876 i cittadini di paesi terzi presenti in Italia nel 2020. L’anno precedente erano il 7% in più: 3.615.826.

Secondo l’Istat le ragioni di questo fenomeno vanno individuate nella limitazione degli spostamenti causata dalla pandemia, ma anche nel ritardo della lavorazione delle pratiche dovuto alle misure anti-contagio. L’aumento degli sbarchi registrato nella seconda metà dello scorso anno, infatti, si è tradotto solo parzialmente in una crescita dei permessi di soggiorno rilasciati. In forte ritardo sono anche le richieste di regolarizzazione nella sanatoria 2020. A dicembre solo pochissime avevano ottenuto una risposta. Questi permessi di soggiorno, che comunque riguardano persone già presenti sul territorio nazionale ma irregolarmente, saranno registrati nei dati del 2021.

I decrementi maggiori riguardano i migranti provenienti da: Stati Uniti (-51,0%), Cina (-46,8%), Ucraina (-46,4%), Nigeria (-24,9%) e Pakistan (-29,3%). Per quanto riguarda le tipologie di permessi di soggiorno, invece, crollano quelli per studio (-58,1%) e per asilo politico (-51,1%). Il primo dato era atteso a fronte delle forti restrizioni alla circolazione di studenti, sul secondo potrebbero aver pesato le problematiche burocratiche già accennate.

In totale sono 13.467 le persone che lo scorso anno hanno beneficiato di asilo e protezione internazionale. Negli ultimi dieci anni erano stati in media 48mila. Tra i rifugiati è da segnalare il lento aumento di quelli di provenienza latinoamericana (soprattutto El Salvador, Perù, Venezuela e Colombia) e un maggiore peso specifico delle donne: la loro percentuale è raddoppiata in quattro anni passando dal 12% del 2016 al 24% del 2020.

Una pesante flessione è quella dei ricongiungimenti familiari: -38,3%. La contrazione minore tra 2019 e 2020 riguarda invece i permessi per lavoro (-8,8%).

In generale il 64,4% del totale dei permessi di soggiorno sono di lungo periodo. La quota dei minori resta stabile al 22%. Su 100 migranti 49,5 sono donne (sebbene il rapporto vari sensibilmente in base alle nazionalità). Il 52% dei cittadini non comunitari è in Italia per motivi di famiglia, il 27,8% per lavoro e il 13,6% per protezione internazionale.

Aumentano i nuovi cittadini italiani. Per l’Istat «il lungo iter necessario per la definizione delle richieste (spesso antecedenti le acquisizioni di almeno tre anni) e la digitalizzazione delle procedure hanno evidentemente contrastato gli effetti di calo congiunturale riscontrabile in altri casi». Il passaporto tricolore è stato rilasciato a 131.803. Di queste nove su dieci erano nate in paesi extraeuropei.

Diminuiscono le cittadinanze ottenute al compimento della maggiore età per i nati in Italia (-40,2%) e quelle per ius sanguinis (-39,9%). In entrambi i casi hanno pesato gli effetti della pandemia: sul disbrigo delle pratiche burocratiche e sulla mobilità internazionale. Aumentano invece le cittadinanze per residenza (+25,7%) e per trasmissione dai genitori ai minori (+5,9%).

Complessivamente a gennaio 2020 i nuovi italiani, cioè persone straniere che hanno ottenuto la cittadinanza, erano circa 1,5 milioni. La loro età media è di 37 anni: 10 in meno di quella dei «vecchi» italiani.

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