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Comunità energetiche e rigenerazione territoriale 3.0

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Attenti ai dinosauri La rubrica a cura della Task Force Natura e Lavoro

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 21 maggio 2021

Da qualche anno la sperimentazione delle “Comunità Energetiche” sta approdando anche in Italia. Nascono le “Comunità Energetiche Rinnovabili”, per iniziativa di una varietà di soggetti – singoli cittadini, imprese commerciali, Amministrazioni comunali, Enti culturali, Consorzi pubblici e privati – che in molti casi si aggregano fra loro.

Sono principalmente dislocate nelle “Aree Interne”, nella parte settentrionale del nostro Paese. Alcune sono tuttora in fase di progetto, altre già in fase di realizzazione.

Abbiamo analizzato alcune di queste esperienze, quelle che ci sono sembrate più aderenti alla vocazione del proprio territorio e più coerenti con un’ipotesi di produzione su piccola scala, che nasce dal basso, tenendo conto delle diverse disponibilità locali di energia rinnovabili come il biogas, la biomassa, o la geotermia, ecc.

Il PNRR appena varato purtroppo non aiuta granché a fornire soluzioni chiare per attivare questo tipo di strategia, sebbene proprio questa sia quella suggerita dall’UE.

Il Piano prende infatti assai poco in conto le energie rinnovabili e prevede forme di economica circolare applicate solo al settore dei rifiuti, mentre scarsa attenzione viene offerta all’efficienza energetica (salvo per i piccoli comuni con meno di 5.000 abitanti).

Del tutto insufficienti appaiono inoltre le misure atte a facilitare i problemi legislativi e attuativi che per lo sviluppo delle “Comunità Energetiche” è necessario affrontare.

A misurare la sottovalutazione delle fonti rinnovabili basta del resto la cifra riservata dal PNRR alle Comunità energetiche: solo il 15/25% dell’intero budget di 59,33 miliardi assegnati alla “Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. E questo nonostante le “Comunità Energetiche Rinnovabili” potrebbero essere importanti strumenti per un rilancio della “rigenerazione territoriale” tra energia/innovazione digitale/natura e lavoro.

Potrebbero infatti ridar vita alla millenaria struttura territoriale del nostro Paese, caratterizzata da un insediamento minuto e policentrico di piccoli centri urbani, di antichi borghi, che potrebbero diventare, come fu nel “secolo d’oro” del Rinascimento”, i veri protagonisti della futura ricostruzione.

Riqualificare i “Piccoli Comuni” (non solo come attrazione turistica di alberghi diffusi), ma come sedi di residenza di “Comunità Rurali” destinate alla gestione e cura del proprio territorio, è la condizione per rendere possibile una efficace strategia di Sostenibilità Ambientale.

Nell’attuale PNRR e nel Next Generation EU, un adeguato piano di regole e incentivi dovrebbe poter rendere possibile alle “Comunità Energetiche Rinnovabili” di contribuire alla “rigenerazione territoriale” e ad un efficace intreccio tra energia/innovazione digitale/natura e lavoro.

Rigenerare il territorio significa innanzitutto comprendere il rapporto fra disegno dell’”ambiente naturale” e disegno dell’”ambiente costruito” che i nostri antenati hanno lasciato nella configurazione geografica, geo morfologica e che ha generato la struttura territoriale del sistema del nostro Paese.

In queste aree interne l’Ambiente rappresenta il principale patrimonio del nostro Paese. La preservazione di tale valore è stata da secoli mirabilmente legata alla pratica misurata e sapiente delle attività umane, concentrate negli insediamenti abitativi e produttivi dei “Piccoli Comuni” la cui presenza è necessaria per assicurarne la conservazione, a cominciare da una nuova agricoltura rispettosa del territorio capace di valorizzare tradizioni produttive e offrire beni pubblici.

Oggi le progressive crisi ambientali e l’attuale pandemia stanno producendo fenomeni di abbandono che privano l’intera area di quel fragile capitale culturale che giace nella memoria collettiva e che inesorabilmente si va disperdendo. Al tempo stesso molte zone urbane e territoriali sono approdo di afflussi di ”popolazioni immigrate”, portatrici di proprie tradizioni e culture che potrebbero creare condizioni di nuove integrazioni e coesioni sociali e produttive.

La preservazione dell’ambiente naturale e la conservazione dell’ambiente culturale dei “Piccoli Comuni” nelle “Aree Interne” è una questione cruciale, che non coinvolge solo i singoli cittadini, ma intere “Comunità locali” che detengono tale patrimonio di risorse e che possono scegliere la via migliore per utilizzarlo.

Anche nel settore dell’Energia è finalmente arrivato il momento in cui la sostituzione delle fonti fossili sarà più vicina e possibile. Il crollo del prezzo del petrolio e del metano dovuto al Covid 19 anziché danneggiare la produzione dell’energia verde, in realtà l’ha fortemente rinvigorita.

Di fronte al calo dei consumi delle energie fossili, le Energie Rinnovabili hanno raggiunto il 35% della produzione elettrica mondiale e il 40% della produzione europea.

Infine, con lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili e con l’aiuto e il sostegno della Comunità Europea si potrebbero superare gli aspetti tecnici, burocratici e legislativi attuativi.

Inoltre si rafforzerebbero gli importanti risvolti economici, politici e sociali in una nuova strategia web dell’energia, con la creazione di una rete di polarità e nodi mediante la quale organizzare territorialmente la produzione, la distribuzione e il consumo di elettricità e calore, in una riforma radicale, destinata a rovesciare l’attuale modello centralizzato in nome di una democratizzazione comunitaria e di un’ampia federalizzazione delle risorse.

L’obiettivo è quello di sollecitare la responsabilità civile, la coesione e la partecipazione attiva dei cittadini sul tema dell’Energia e di sviluppare una diffusa consapevolezza scientifica ed economica, circa le nuove scelte necessarie a una vera “rivoluzione verde“.

Francesca Sartogo è architetta, 50 anni di ricerca teorica e applicata in chiave energetica e ambientale su edilizia e territorio. Presidente Associazione Eurosolar Italia, consulente scientifico Legambiente

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