La destra conquista al primo turno Genova e Palermo, le due città più importanti tra i 26 capoluoghi al voto del 12 giugno. Per Pd e M5S i risultati nelle due città sono più deludenti del previsto: a Palermo Franco Miceli si ferma al 28% contro il 48% del neo sindaco Roberto Lagalla (bastava superare il 40% per evitare il ballottaggio); nel capoluogo ligure l’uscente Marco Bucci archivia la pratica con il 55% contro il 38% di Ariel Dello Strologo, che aveva puntato tutto sul secondo turno.

A L’Aquila l’uscente di Fratelli d’Italia Pierluigi Biondi (ma sono ancora proiezioni) passa per un soffio col 51% davanti al centrista Amerigo Di Benedetto. Solo terza la candidata del centrosinistra Stefania Pezzopane, ferma al 23%. Affluenza ancora in calo: 54,7%, con punte record a Genova (44%).

CENTROSINISTRA VINCENTE subito a Padova, Taranto e, a sorpresa a Lodi, strappata alla Lega dal 25enne Andrea Furegato. Buone notizie anche da Verona, dove l’ex calciatore Damiano Tommasi, un outsider della politica, con il 40%, arriva primo davanti all’uscente Federico Sboarina (Lega-Fdi) al 32,7% e l’ex Flavio Tosi (Forza Italia) al 23,7%. Per Pd e alleati un risultato insperato, figlio di una candidatura che ha funzionato: ora tutto dipenderà da come l’elettorato di centrodestra che ha scelto Tosi si regolerà al secondo turno (Salvini proverà a ricucire ma i rapporti tra Tosi e Sboarina rendono impossibile un accordo).

CENTROSINISTRA AVANTI A PARMA e Piacenza, Lucca, Como e Viterbo. A Cuneo la candidata Patrizia Manassero (vicesindaco uscente) viaggia intorno al 50% e potrebbe addirittura evitare il ballottaggio. Ad Alessandria al secondo turno si arriva con i due candidati alla pari al 41%. A Gorizia centrodestra in vantaggio in vista del sicuro ballottaggio. Così anche a Barletta.

A Monza corsa al fotofinish: il sindaco uscente Dario Allevi, strafavorito, sarà con tutta probabilità costretto a una nuova sfida tra due settimane contro Paolo Pilotto del centrosinistra. (Lega all’8%, dietro Fi al 15% e Fdi al 13%) .

Le destre vincono al primo turno anche ad Asti, Belluno, Rieti, Oristano, Pistoia e Frosinone (in quest’ultima città Riccardo Mastrangeli balla attorno al 50%). Nel 2017 avevano vinto in 18 capoluoghi su 26: per ora ne hanno portati a casa dieci.

In casa Pd, nonostante tutto, circolano sorrisi. «Siamo il primo partito da nord a sud», dice Francesco Boccia, regista di queste amministrative (i risultati numeri oscillano attorno al 20%al nord, più basso al sud). «Il nostro giudizio è decisamente positivo e sono sicuro che sarà ancora più positivo al ballottaggio», rincara Letta. L’obiettivo del leader dem, in verità, non era altissimo: vincere in più capoluoghi rispetto ai 6 di cinque anni fa.

Stando ai numeri, è molto probabile che il campo progressista conquisti Parma e Cuneo. Risultato a portata anche a Piacenza, Como, Viterbo e Alessandria. Siamo a quota nove: ma è chiaro una vittoria di Tommasi a Verona cambierebbe il segno di queste comunali. Così come una (difficile) rimonta in quel di Monza.

A PREOCCUPARE I VERTICI DEM (e soprattutto Giuseppe Conte) è il crollo del M5S, anche in città dove avevano in passato consensi molto alti, come Genova (4%) e Palermo (intorno al 7%), ma anche a Padova (1,2%) e Taranto (4,5%). Questo dato, appaiato al buon piazzamento dei candidati centristi di Calenda in realtà come Parma, L’Aquila, Palermo e Catanzaro (in generale sopra il 10%) fa traballare il campo progressista.

La destra dem va alla carica di Letta spingendolo a guardare al centro, ma lui fa muro, e continua a immaginare un fronte con tutti i possibili alleati. «L’unico argine alle destre è un campo progressista attorno al Pd», dice Letta. «Lavoriamo a coalizioni non approssimative, unite e credibili». Serracchiani avverte: «Alle politiche i centristi dovranno scegliere se stare con noi o Meloni». Boccia: «Invito a essere cauti: nel 2017 il Movimento non andò bene in queste città ma l’anno dopo vinse le politiche».

Conte ammette la sconfitta. «Non mi nascondo, non riusciamo a intercettare le sofferenze della gente». Ma assicura: «Nessuna ripercussione sul rapporto col Pd, il dialogo va avanti. «Caro Enrico, fare argine alla destra non è una proposta politica».

A DESTRA VA IN SCENA il sorpasso di Fdi sulla Lega, anche al nord: al netto delle civiche, oltre a Monza anche a Verona Meloni (11,8%) supera Salvini (6,4%). Così anche a Padova, Genova (9,3 contro 6,8), Asti (8,8 contro 5,7%), Piacenza (12,6 contro 6,8%), Como (13 contro 6%).

Il leghista fa buon viso «per me conta più la coalizione del partito, siamo il collante del centrodestra, si vince solo uniti». Ripete che «chi sarà premier lo vedremo alle politiche». Ma respinge la richiesta di Meloni di lasciare il governo Draghi: «Non confondiamo il mandato per governare le città con gli enormi problemi che l’Italia deve affrontare». Lei si gode il successo: «Siamo noi la forza trainante del centrodestra».