Dovrebbero arrivare a novembre le richieste della Commissione Ue sull’aggiustamento di bilancio legato alla procedura per disavanzo eccessivo con il nuovo Patto di stabilità. Secondo i dati Eurostat 2023 sono undici i paesi, tra cui l’Italia, che superano il 3%, ma non è detto che la Commissione Ue apra per tutti la procedura. A settembre i governi presenteranno i loro piani pluriennali di spesa e poi – questa è la novità ancora da confermare – la Commissione presenterà le raccomandazioni con le traiettorie per i diversi paesi nel pacchetto di novembre. Su questo scenario, importante per il governo Meloni, si è soffermato ieri il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, presentando a Bruxelles le previsioni economiche di primavera. Sarà “una cosa concordata con i Paesi membri” ha detto Gentiloni. Come lo sarà, e cosa di preciso chiederà Bruxelles. è tutto da capire. Di mezzo di sono le elezioni europee, oltre che le procedure per ripristinare l’austerità in Europa. E tutti, a cominciare da Meloni, oggi credono nella possibilità di mutare la composizioni delle maggioranze per avere uno sconto sulla prossima legge di bilancio che si preannuncia molto dura.

L’Italia è in una posizione delicata con un rapporto tra deficit e Pil al 4,4% quest’anno e al 4,7% il prossimo. E con un debito pubblico che crescerà al 141,7% del Pil, molto più alto degli auspici del governo. Ieri, tra l’altro Gentiloni ha detto che ciò dipende dal fatto che i dati sulle privatizzazioni che il governo vorrebbe fare (20 miliardi in 3 anni, 0,7% del Pil) perché «mancano i dettagli per poterle considerare». Un’osservazione che dice tutto sulla capacità di fare politiche economiche, anche quelle peggiori, di un governo che mostra sotto ogni punto di vista, una notevole improvvisazione.

Secondo la Commissione europea quest’anno l’Italia crescerà più di Germania e Francia: +0,9%. Dato da confermare e da spiegare alla luce dello strutturale disallineamento con la qualità e la produttività del lavoro. Abbiamo ormai capito che, se anche cresce il Pil, non crescono nemmeno i salari.

Interessante, a suo modo, un’altra osservazione di Gentiloni sulla non coincidenza tra i dati di Bruxelles e di Roma: il governo non ha comunicatogli obiettivi di bilancio per il 2025 e per gli anni successivi. In pratica, si va avanti alla cieca. Le stime le fanno a Bruxelles. Non è una metafora