Sprofondato in una crisi politica senza precedenti, il Senegal ha vissuto una nuova svolta nella serata di mercoledì. Tutti gli occhi erano puntati sull’Assemblea nazionale, dove i deputati hanno votato una controversa legge di amnistia, ma è dal Consiglio costituzionale che è arrivato l’annuncio più importante della giornata.

Dopo aver annullato il posticipo delle elezioni deciso dal presidente Macky Sall ad agosto 2024, l’Alta Corte ha richiesto il voto presidenziale prima del 2 aprile, data in cui scade il mandato di Sall, al potere dal 2012. «Fissare la data del voto oltre la durata del mandato del Presidente della Repubblica in carica è contrario alla Costituzione», hanno nuovamente indicato i magistrati, le cui decisioni non sono impugnabili.

La reazione dell’esecutivo è stata quasi immediata: il governo è stato sciolto e l’ex ministro dell’Interno, Sidiki Kaba, è stato incaricato per un governo di transizione. Scelta che consentirà all’ex premier Amadou Ba – candidato della coalizione di governo Benno Bokk Yakaar – di dedicarsi alla campagna elettorale.

Resta invariata la lista dei 19 candidati alle presidenziali. La Corte ha «escluso di riammettere la candidatura di Ousmane Sonko», reso ineleggibile per una condanna definitiva a 6 mesi per «calunnie» e attualmente in carcere per «attentato alla sicurezza dello stato». Ma soprattutto quella di Karim Wade – escluso a causa della doppia nazionalità franco-senegalese – che con il suo Partito democratico del Senegal (Pds) si era alleato con il presidente Sall per rinvio e nuovo iter di candidature.

La scelta di rinviare le presidenziali – inizialmente previste per il 25 febbraio – aveva provocato forti proteste in tutto il paese, causando 3 morti e centinaia di arresti tra i manifestanti. Una decisione che aveva fatto gridare al «golpe istituzionale in un Paese presentato come uno dei più stabili dell’Africa occidentale.
Per questo motivo, soprattutto dopo «l’incostituzionalità del decreto di proroga presidenziale», Sall ha preso atto della sentenza e ha tentato di uscire dalla crisi politica con due iniziative: la convocazione di tutte le forze politiche per un «tavolo di dialogo nazionale» – boicottato dalle opposizioni – e la proposta di un disegno di legge di amnistia «per atti legati alla violenza politica degli ultimi anni», approvato tra mille polemiche perché la legge potrebbe impedire «il perseguimento di persone sospettate di essere responsabili della repressione dei manifestanti – oltre 50 vittime e centinaia di arresti – tra il 2021 e il 2024.

Sulla data delle elezioni restano comunque delle incertezze. Dopo la decisione della Corte di respingere la proposta di rinvio al 2 giugno, Macky Sall ha indicato la data del 24 marzo, tra tre settimane. Ma poco dopo, nuovo colpo di scena: lo stesso Consiglio Costituzionale, su richiesta di diversi candidati alla presidenza, ha fissato il voto al 31 marzo. Una data fissata per «compensare l’inerzia delle autorità competenti e rendere la campagna elettorale credibile in tempi certi».
Per Babacar Gueye, presidente della piattaforma elettorale Aar sunu («Proteggiamo le nostre elezioni», in wolof), è «una vittoria per tutte le forze politiche delle opposizioni e per la democrazia in Senegal».