Colombia, Petro supera lo scoglio dei camionisti in sciopero
America latina Cinque giorni di protesta contro l'aumento del presso del gasolio, il terzo più basso in America latina
America latina Cinque giorni di protesta contro l'aumento del presso del gasolio, il terzo più basso in America latina
Nel percorso a ostacoli – ma certo non privo di risultati – a cui pare condannato il suo governo, il presidente Petro ha superato un nuovo scoglio: quello dello sciopero dei camionisti contro l’aumento del prezzo del gasolio che si è prolungato per cinque giorni rischiando di mettere in ginocchio l’intero paese. Una protesta importante – con circa 90 blocchi stradali permanenti e un’altra quarantina intermittenti – e anche un po’ minacciosa, considerando i fantasmi che aleggiano sempre in America latina a ogni sciopero dei camionisti. E tanto più in Colombia, dove Petro, assediato dal congresso, dal potere giudiziario e dai mezzi di informazione, ha denunciato già più volte tentativi di «golpe blando».
QUANDO PERÒ la carenza di cibo, medicine e benzina iniziava a farsi sentire sul serio, è arrivato, dopo intensi negoziati, il sospirato accordo, attorno a un aumento di 800 pesos per gallone di gasolio (rispetto ai 1.904 iniziamente previsti), diviso in due tranche di 400 pesos ciascuna: la prima che entrerà in vigore immediatamente e la seconda a partire dal primo dicembre. Successivi aumenti, pur necessari, non saranno realizzati prima che venga trovata una soluzione concertata, attraverso l’istituzione di gruppi di lavoro con i trasportatori, a una serie di difficoltà sofferte dal settore, relativamente, per esempio, al pagamento delle merci, alla sostituzione di veicoli e alle difficili condizioni di lavoro.
«Abbiamo risolto lo sciopero più rapidamente di quanto pensassimo e nella maniera migliore», ha dichiarato Petro, ringraziando la cittadinanza per la calma e la pazienza dimostrate ed elogiando le forze di polizia per la loro «prudenza democratica» nel mantenere l’ordine senza ricorrere alla violenza.
CHE TALE AUMENTO fosse inevitabile, il presidente lo aveva spiegato a più riprese, sottolineando l’insostenibilità a lungo termine di un sussidio statale di oltre il 50% al prezzo del gasolio, il cui costo risulta il terzo più basso in tutta l’America latina, dietro solo a quello della Bolivia e dell’Ecuador. Insostenibilità sociale, trattandosi di risorse importanti che, secondo il governo, potrebbero essere destinate a favore della popolazione più vulnerabile, e insostenibilità ambientale, rispetto a quell’eliminazione ai sussidi ambientalmente dannosi necessaria per realizzare la transizione climatica a cui mira il presidente.
Impegnato nella preparazione della Cop 16 sulla biodiversità in programma a Cali dal 21 ottobre prossimo al primo novembre, Petro aspira infatti a fare della Colombia – ad oggi il quinto maggiore esportatore di carbone e un grande esportatore di petrolio – un paese all’avanguardia nella politica di riconversione energetica, superando in maniera graduale ma decisa la dipendenza dagli idrocarburi. È in questa direzione che si pone, ad esempio, l’adesione del suo paese, lo scorso anno, al Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili, di cui al momento fanno parte, con l’unica eccezione colombiana, solo stati insulari.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento