«Collusioni» tra Usa e Taiwan, la Cina lancia l’operazione “Spada congiunta”
Nuove ampie esercitazioni militari intorno all’isola Messaggio alle «forze separatiste» e alla Casa bianca che ha promesso alla presidente Tsai Ing-wen armi e addestramento. Mentre Xi continua il suo gioco diplomatico, nel tentativo di rilanciare i rapporti con l'Europa
Nuove ampie esercitazioni militari intorno all’isola Messaggio alle «forze separatiste» e alla Casa bianca che ha promesso alla presidente Tsai Ing-wen armi e addestramento. Mentre Xi continua il suo gioco diplomatico, nel tentativo di rilanciare i rapporti con l'Europa
Tra mercoledì e venerdì Ursula Von der Leyen ed Emmanuel Macron. Da martedì a venerdì prossimi, Lula. Da giovedì a sabato, Josep Borrell. Restavano tre giorni liberi nell’agenda diplomatica di Xi Jinping, che ha scelto di riempirli con nuove ampie esercitazioni militari intorno a Taiwan.
L’Esercito popolare di liberazione ha annunciato l’operazione Joint Sword (spada congiunta) poche ore dopo la partenza del presidente francese per Parigi. Tanto che sul sito del ministero della Difesa, al fianco del comunicato sulle esercitazioni apparivano ancora le immagini di Macron e della presidente della Commissione europea a Pechino.
L’ANNUNCIO È ARRIVATO anche poco dopo che la presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha fatto ritorno a Taipei, dopo l’incontro con lo speaker Kevin McCarthy in California. I colloqui sul binario Taiwan-Usa sono peraltro proseguiti anche ieri, con Tsai che ha ricevuto Michael McCaul, presidente della Commissione affari esteri del Congresso. «Nel mio ruolo approvo tutte le vendite militari all’estero, comprese le armi a Taiwan. E le prometto, signora presidente, che consegneremo quelle armi», ha dichiarato McCaul in riferimento ai ritardi lamentati da Taiwan sui missili antiaerei Stinger. Promesso anche addestramento ai militari, «non per la guerra, ma per la pace».
È QUEL TIPO DI «COLLUSIONI» a cui fa riferimento Pechino, giustificando il «severo avvertimento» lanciato a quelle che definisce «forze separatiste». Al termine della prima giornata di esercitazioni, il ministero della Difesa di Taipei ha rilevato 71 jet e 9 navi da guerra nella regione. Tra i jet, 45 hanno attraversato la “linea mediana”. Una situazione che finora è stata definita come «gestibile», nonostante i media cinesi parlino di «accerchiamento».
Lo stesso colonnello Shi Yi, portavoce del comando del teatro orientale delle forze armate di Pechino, ha affermato che le manovre si svolgeranno a “nord e sud di Taiwan” ma anche “nel mare e nello spazio aereo a est” dell’isola principale. Obiettivo: testare la capacità di controllo di mare, aria e informazioni, attraverso un “sistema di combattimento congiunto”. Oggi e domani dovrebbero entrare in azione anche bombardieri utili per la guerra elettronica.
Finora non sono stati comunicati lanci missilistici. Dopo l’annuncio delle esercitazioni a fuoco vivo dall’isola di Pingtan, arrivato però non dall’esercito ma dall’amministrazione per la sicurezza marittima, vengono citati altri test sulla costa del Fujian settentrionale. Vicino all’arcipelago delle Matsu, ma in una zona tradizionalmente impiegata per operazioni simili nel mese di aprile. Da capire se verrà replicata una simulazione di blocco dell’isola, anche se finora non sono state rilasciate mappe precise delle operazioni.
I DETTAGLI faranno la differenza, potenzialmente anche in vista delle elezioni presidenziali taiwanesi del 2024. Senza missili o blocchi e con manovre meno aggressive dello scorso agosto, il Guomindang potrebbe sostenere che la storica visita in Cina continentale dell’ex presidente Ma Ying-jeou (ancora molto influente all’interno del principale partito d’opposizione) sia servita per riaprire il dialogo e abbassare i rischi. Viceversa, con un bilancio in linea col post Pelosi, il Partito progressista democratico (Dpp) potrebbe dire che i tentativi del Gmd non producono risultati e anzi producono l’effetto opposto di mostrarsi deboli.
UN’OPZIONE MEDIANA potrebbe essere un buon compromesso per tutte le parti in causa. McCarthy può ribadire (come ha fatto peraltro ieri su Twitter) che non si fa dettare l’agenda da Pechino, anche se ha incontrato Tsai in California e non a Taipei come previsto inizialmente. Xi può mostrare di aver protetto la “sovranità nazionale” presso il pubblico interno e gli stessi Stati uniti. Il Dpp può dire di aver rafforzato i rapporti con gli Usa senza provocare un’escalation.
Il Gmd può invece calcare la mano sui rischi e proporsi come grande stabilizzatore. Lo stesso ruolo che Xi sta giocando a livello diplomatico, nel tentativo di rilanciare i rapporti con l’Europa.
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