Collettivo di fabbrica Gkn: via al giro d’Italia della lotta
Vertenze Irrisolte L'ad ribadisce: chiusura inevitabile. Il Pd: evitare i licenziamenti
Vertenze Irrisolte L'ad ribadisce: chiusura inevitabile. Il Pd: evitare i licenziamenti
È partito con l’assemblea aperta all’ex Opg occupato Je’ so pazzo di Napoli il mini tour del Collettivo di fabbrica Gkn, che oggi sarà a Roma al Renoize 2021, domani a Torino al Csoa Gabrio, e infine lunedì a Milano al Ri-Make. In parallelo le tute blu dello stabilimento di Campi Bisenzio sono oggi le protagoniste della serata finale della festa della Fiom al Torrino di Santa Rosa a Firenze, dove alle 20 c’è un programma il dibattito “Sosteniamo i lavoratori Gkn”, con la Rsu insieme a Francesca Re David, segretaria generale Fiom, e Gabriele Polo.
Non si ferma insomma la mobilitazione operaia, cui continua ad accompagnarsi un compatto movimento di popolo. Anche istituzionale, visto che per il 77° anniversario della liberazione di Campi Bisenzio dal nazifascismo, il sindaco dem Emiliano Fossi ha deciso per una celebrazione ai cancelli della fabbrica. Con parole chiare: «Siamo a una scelta di campo: ciascuno di noi, comprese le istituzioni, devono dire a chiare lettere da che parte stanno, se dalla parte del valore del lavoro, dei lavoratori, dell’impresa quale strumento per migliorare le condizioni di vita degli individui e del territorio circostante, o dalla parte del profitto, della finanza, della speculazione».
E se l’ad di Gkn Driveline Firenze, Andrea Ghezzi, intervistato dal Corriere Fiorentino, ha ribadito che la chiusura è «inevitabile», da Palazzo Madama è arrivata subito la risposta del senatore dem toscano Dario Parrini: «La prima necessità resta il ritiro dei licenziamenti, come ha detto anche il presidente regionale Giani, e non sono accettabili né ripieghi, né diversivi». Linea confermata, sul fronte sindacale, nel passaggio fiorentino del segretario generale Cgil Maurizio Landini alla festa della Fiom: «Non è accettabile che chiuda dalla sera alla mattina un’azienda che il lavoro ce l’ha, decidendo di delocalizzare».
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