Alla fine della settimana prossima, sabato 6 e domenica 7 aprile, si riunirà il comitato direttivo centrale dell’Anm e in quella sede si deciderà se i magistrati sciopereranno contro la decisione del governo di introdurre i test psicoattitudinalli a partire dal 2026. Intanto non si arresta la polemica su una decisione arrivata quasi di punto in bianco durante l’ultimo consiglio dei ministri. Così il segretario dell’Anm Salvatore Casciaro: «Nordio sostiene che sarebbe una “grossolana assurdità” ritenere che le commissioni Giustizia di Camera e Senato non possano dare indicazioni su modifiche al decreto legislativo, ma il problema sollevato dall’Anm è un altro: se il testo della legge delega già approvato, che riduce le materie oggetto delle prove orali del concorso in magistratura, possa essere integrato in sede di decreto delegato, tanto da legittimare il governo a introdurre una ulteriore prova all’esame orale di magistratura, il test psicoattitudinale appunto, non prevista e in eccesso rispetto ai limiti della delega”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giovanni Zaccaro, segretario di Area democratica per la giustizia: «In realtà i test sono un’arma di distrazione di massa inventata da Nordio che, attaccando i magistrati e svilendo la giurisdizione, da una parte distrae le forze politiche di maggioranza che da lui avrebbero voluto riforme più incisive, dall’altra distrae i magistrati e gli avvocati che da lui vorrebbero palazzo in cui lavorare senza i tetti che cadono addosso, sistemi informatici che accelerano i tempi invece che allungarli, norme chiare da interpretare invece di continue riforme incomprensibili e senza nemmeno regime transitorio come la nuova prescrizione». Critiche anche da parte delle forze dell’opposizione, e persino dal leader di Azione Carlo Calenda: «I test non serviranno a nulla. Mentre il fascicolo sul magistrato che aveva fatto passare Enrico Costa sì. È molto singolare: Nordio si era dichiarato sempre d’accordo ma il fascicolo è stato smontato».