Il clima, ovvero i mutamenti climatici, sono di nuovo caduti nel cono d’ombra dei governi, “distratti” dalla guerra in Ucraina e dal salvataggio della Silicon Valley Bank e dalla svizzera Suisse Credit. A ricordare loro che i mutamenti climatici non si arrestano, anzi si fanno sempre più aspri e violenti è il Rapporto dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico).

C’è una novità interessante in questo Rapporto, per la prima volta non si raccontano solo le tante disgrazie dovute al cambiamento del clima, ma si danno precise istruzioni su come fronteggiarlo, attraverso una sintesi per i decisori: “Un riassunto dello stato della scienza e del panorama delle possibili soluzioni, in una forma comprensibile a tutti. Il documento, altamente politico, ha dovuto essere approvato riga per riga dai delegati di tutti i 195 Stati membri”. Nel Rapporto si legge: “ L’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti”.

Dunque una via d’uscita è ancora possibile secondo gli scienziati dell’IPCC, almeno in teoria, se i governi nazionali si rendessero conto che il cambiamento climatico è il vero problema del futuro ormai prossimo.

Nel Rapporto, una sintesi di trenta pagine che ne riassume ben diecimila, si indicano le soluzioni possibili: “Ad esempio, l’accesso all’energia e alle tecnologie pulite migliora la salute, soprattutto di donne e bambini; l’elettrificazione a basse emissioni di carbonio, gli spostamenti a piedi e in bicicletta e i trasporti pubblici migliorano la qualità dell’aria, la salute e le opportunità di lavoro e garantiscono l’equità. I benefici economici per la salute delle persone derivanti dal solo miglioramento della qualità dell’aria sarebbero all’incirca uguali, o forse addirittura superiori, ai costi per ridurre o evitare le emissioni. Lo sviluppo resiliente al clima diventa progressivamente più impegnativo ad ogni aumento del riscaldamento. Ecco perché le scelte che verranno fatte nei prossimi anni avranno un ruolo cruciale nel decidere il nostro futuro e quello delle generazioni a venire”.

Altra novità è che viene sottolineato che per tali provvedimenti esistono le risorse disponibili: “ Il capitale globale è sufficiente per ridurre rapidamente le emissioni di gas serra se si riducono le barriere esistenti”, ovvero quelle politiche. Christopher Trisos, uno degli autori del rapporto afferma: “L’accelerazione dell’azione per il clima sarà possibile solo se i finanziamenti aumenteranno in modo considerevole. Finanziamenti insufficienti e disallineati frenano i progressi “.
Ed ecco alcune delle proposte per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici: “I cambiamenti nel settore alimentare, nel settore dell’energia elettrica, nei trasporti, nell’industria, negli edifici e nell’uso del territorio possono ridurre le emissioni di gas serra. Allo stesso tempo, possono rendere più facile per le persone condurre stili di vita a basse emissioni di carbonio, migliorando così anche la salute e il benessere. Una migliore comprensione delle conseguenze del consumo eccessivo può aiutare le persone a fare scelte più consapevoli”.

Il Rapporto attribuisce ad ognuno il compito di uscire dal tunnel della prossima catastrofe: “Viviamo in un mondo eterogeneo in cui ognuno ha responsabilità diverse e diverse opportunità di apportare cambiamenti. Alcuni possono fare molto, mentre altri avranno bisogno di sostegno per gestire il cambiamento”.

Il Rapporto è stato scarsamente pubblicizzato dai media nazionali, come fosse, il cambiamento climatico, un problema di secondo ordine; del resto la guerra in Ucraina rappresenta una tragedia anche in termini ecologici: distruzione di manufatti, paesaggi, agricoltura, comunità viventi. Era ovvio, dunque, aspettarsi che il Rapporto fosse relegato, con qualche eccezione, a titolo di cronaca nelle pagine interne.

La pace, dunque, non è soltanto la fine della guerra, ma un obiettivo ecologico contro la distruzione di una buna parte del mondo in corsa per le spese di armamenti bellici. Spese, è bene ricordarlo, sottratte ad altri e ben più importanti settori: la scuola, la sanità, le infrastrutture che consentono una vita più in armonia con la natura.