Civitavecchia green, Enel abbandona il gas Vince la protesta
Ambiente La lotta ecologista paga: la centrale a carbone non sarà più fossile ma rinnovabile. La città laziale modello per le altre città
Ambiente La lotta ecologista paga: la centrale a carbone non sarà più fossile ma rinnovabile. La città laziale modello per le altre città
Ci viene voglia di intonare El pueblo unido jamais sarà vincido che è tanto che non ci capita più l’occasione di cantare: una vittoria è sempre più rara. Oggi ci sentiamo in diritto di farlo. Per via di Civitavecchia, che vi sembrerà troppo piccola per assumerla come simbolo di un grande successo. E invece non lo è per due ragioni: quanto si è ottenuto qui – come recita la dichiarazione del presidente della regione Lazio resa pubblica ieri al mattino, perché può avere un valore generale molto importante per tutta l’Italia: «Non ci sarà – ha annunciato Zingaretti – nessuna riconversione a gas della Centrale Enel di Civitavecchia. Enel ha ascoltato il territorio e, considerate le esigenze aggiornate del sistema elettrico nell’area, non ha candidato quell’impianto all’asta di Terna per il capacity market. Il risultato è definitivo». È la premessa – ha aggiunto – di una più generale battaglia per la decarbonizzazione che l’Europa ci assegna e che come Lazio vogliamo raggiungere.
SI TRATTA DEL PRIMO impegno concreto in favore delle energie rinnovabili, volutamente marginalizzate dai programmi governativi per la transizione fin qui ispirate dall’Eni che insiste tutt’ora sull’uso del gas per produrre elettricità, magari sotterrandone le emissioni, e eventualmente sostituendolo anziché col nostro vento con il nucleare.
Ma è importante anche la seconda ragione: come riconosce lo stesso Zingaretti a questa decisione si è arrivati perché c’è stata una mobilitazione dal basso. Solo qualche settimana fa a Civitavecchia, promossa dalla locale Cgil, si era tenuta un’assemblea cittadina che ha visto fra i suoi relatori il sindaco, la assessora regionale alla transizione Roberta Lombardi (ex capogruppo 5 stelle alla Camera), il presidente del porto, imprenditori, rappresentanti delle tante associazioni ambientaliste, che da tempo si sono battute per questo obiettivo, gruppi di giovani e di cittadini attivi che si sono informati e hanno lavorato perché a tutta la popolazione arrivassero informazioni esatte e non le tante fake news che i dinosauri del fossile fanno circolare grazie a un sistema mediatico compiacente. Insomma: una rete promotrice e protagonista di una vera vertenza – non solo di una manifestazione di protesta – che qui è stata certamente aiutata dall’intelligente lavoro della responsabile Cgil del Lazio nord, Stefania Pomante, che l’intero arco ambientalista deve ringraziare.
CIVITAVECCHIA È DIVENTATA così il modello vincente di una battaglia che è comunque appena cominciata e che deve estendersi a La Spezia, a Ravenna, Taranto e soprattutto in Sardegna. Il tempo è poco: le scadenze fissate per le aste sono vicine e bisogna evitare che Civitavecchia resti un caso isolato, ma il primo passo di un generalizzato progetto che punti su quello che viene ormai chiamato «il petrolio italiano», il vento, il sole, l ’acqua, straordinario patrimonio il cui utilizzo, se non fosse intralciato dalle lobbies fossili, potrebbe garantire sovranità energetica al paese, oltre a risolvere il caro bollette.
C’È, OVVIAMENTE, una fase di transizione in cui servirà ancora un po’ di gas, ma per affrontarla è stato già dimostrato che basta e avanza il gas residuo che abbiamo progettandone la graduale, possibilissima riduzione fino a quando le fonti delle energie rinnovabili siano attrezzate. Un paio d’anni, si dice. Sempre meno dei 25 necessari a costruire centrali nucleari di vecchio tipo e i 70, forse, e se funzioneranno, quelle a fusione! E qui stesso, a Civitavecchia, bisogna far finalmente partire la costruzione, già progettata, della centrale eolica galleggiante, per cui esistono condizioni ottimali. Così come la solarizzazione del porto da adibire alla produzione di idrogeno verde. Per affrontare questa fase di transizione è previsto già molto lavoro alternativo in settori comunque da coprire.
UN PROGETTO GENERALE, un piano energetico complessivo, è necessario per questo. Ed è proprio quello che il governo non ha approntato, tappando le falle con una miriade di bonus. Il presidente dell’Enel, Francesco Starace, si era già mesi fa pronunciato in favore dell’eolico galleggiante a Civitavecchia in contrasto con quanto proposto dall’Eni (su questo giornale avevamo riportato la sua intervista). E in effetti le posizioni di questa azienda a partecipazione statale sono state sempre più illuminate, e oggi potrebbe giocare un ruolo importante. Ma serve un impegno politico governativo complessivo che non c’è. Il sole e il vento, come sapete, non sono privatizzabili. Per questo al capitalismo non piacciono.
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