Almeno duemila persone hanno partecipato ieri al funerale del 16enne palestinese, Muhammad Nuri, di Beitunia, morto nella notte di mercoledì. Era stato ferito dai colpi sparati il 30 settembre da soldati israeliani durante proteste ad Al Bireh contro l’occupazione. Niente funerali invece per Odai Tamimi. Le autorità israeliane non hanno restituito alla famiglia il corpo del 22enne ucciso mercoledì sera all’ingresso della colonia di Maale Adumim dopo aver aperto il fuoco contro un militare. Tamimi era ricercato da due settimane per l’uccisione di una soldatessa al posto di blocco del campo profughi di Shuafat (Gerusalemme). Sono almeno 180 i palestinesi uccisi quest’anno dall’esercito israeliano, di cui 49 a Gaza. Intanto se la chiusura del campo profughi di Shuafat è stata allentata, resta stretta quella attuata dall’esercito israeliano intorno a Nablus. La seconda città cisgiordana per importanza dopo Hebron, da due settimane è tenuta sotto pressione dalle truppe israeliane che di notte entrano in conflitto a fuoco con i combattenti palestinesi della Fossa dei Leoni.