In un intervento di qualche settimana fa pubblicato su questo giornale lo scorso 24 marzo, Yan Lianke lamentava che la letteratura, di fronte all’infuriare dell’epidemia, data la sua incapacità di recare conforto materiale alle persone in difficoltà, sarebbe ormai impotente e marginale. In realtà, ciò che intendeva dire era esattamente il contrario: la letteratura, in questo tragico frangente, un potere ce l’avrebbe eccome, se solo gli scrittori cinesi smettessero di starsene a guardare e si decidessero finalmente a parlare, “dando voce a coloro che si sentono afflitti e alienati” o testimoniando l’“assurdità” delle vicende storiche in corso. Ma gli scrittori...