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Cina pronta a accogliere la missione di Zuppi

Cina pronta a accogliere la missione di ZuppiMonsignor Matteo Zuppi – Ap

Il limite ignoto La tappa dopo Ucraina, Russia e Usa. Il Vaticano resta l’unico paese europeo ad avere rapporti ufficiali con Taiwan

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 luglio 2023

Prossima fermata: Pechino. Dopo Ucraina, Russia e Stati uniti, il cardinale Matteo Zuppi è pronto ad andare in Cina. Una significativa ultima tappa, per il presidente della Cei e inviato della missione di pace voluta da Papa Francesco.

Non c’è ancora una data, ma dal Partito comunista sarebbero arrivati significativi segnali di disponibilità. Una sponda non scontata. Non solo e non tanto per le difficoltà politiche vissute dalla Cina (in particolare con l’Europa) sulla guerra in Ucraina a causa della sua partnership con Mosca, ma anche e soprattutto per l’assenza di rapporti diplomatici ufficiali tra la Santa sede e la Repubblica popolare.

D’ALTRA PARTE, al Vaticano è stato notato il tentativo operato a febbraio da Xi Jinping, con la presentazione di un documento di posizione che non è un piano di pace ma contiene comunque principi ritenuti fondamentali per arrivare a una soluzione politica del conflitto. Bergoglio ha mantenuto sin dall’inizio una posizione disillusa sulla guerra. Senza limitare le responsabilità dell’invasione ordinata dal Cremlino, ha comunque sottolineato più di una volta che nel conflitto sono in gioco «interessi imperiali. Non solo dell’impero russo, ma anche degli imperi di altre parti». E, ha aggiunto il pontefice in una recente intervista alla Radiotelevisione svizzera italiana, «è proprio degli imperi mettere al secondo posto le nazioni».

Quando si parla di imperi del terzo millennio oltre a quello russo, è impossibile non pensare proprio a Stati uniti e Cina, guarda caso le due mete della missione di Zuppi. Come evidente dall’inizio, oltre alla disponibilità al dialogo da parte di Mosca e Kiev, per immaginare una qualsivoglia soluzione al conflitto c’è bisogno di un dialogo tra Washington e Pechino. Magari anche indiretto.

Se nella raffica di incontri recenti a livello bilaterale era difficile aspettarsi reciproche concessioni o smottamenti dalle rispettive posizioni – sostegno politico-militare (quasi) incondizionato all’Ucraina da una parte e richiesta di cessate il fuoco con (parziale) appoggio retorico alla Russia dall’altra – il Vaticano spera di riuscire in qualche modo ad accorciare le distanze tra i due imperi e ottenere una prospettiva di pace.

Una parola che «non è mai un bene perpetuo neanche in Europa», ha sottolineato Zuppi ieri nella sua prolusione al convegno “Il Codice di Camaldoli”, nato nel 1943 da un gruppo di intellettuali di fede cattolica. «Questa consapevolezza dovrebbe muoverci a responsabilità e decisioni», ha intimato il presidente della Cei.

D’ALTRONDE, lo stesso Papa Francesco ha sostenuto più volte, anche prima del 24 febbraio 2022, che il mondo sta vivendo una «terza guerra mondiale combattuta a pezzi». Cruciale allora coinvolgere nei tentativi di pace i due frammenti più grossi. Secondo l’arcivescovo Christophe Pierre, nunzio negli Usa, il viaggio di Zuppi a Washington e il suo dialogo con Joe Biden «hanno acceso una speranza».

Al centro dei colloqui di Pechino ci sarà la richiesta di sostegno alla mediazione umanitaria, in particolare sulla situazione dei bambini che dall’Ucraina sono stati portati in Russia. Anche alla Santa sede sanno che se c’è qualcuno in grado di farsi ascoltare da Vladimir Putin, quello potrebbe essere proprio Xi.

IL VIAGGIO di Zuppi sarà anche una rara occasione di dialogo bilaterale, dopo che lo scorso autunno è stato rinnovato un accordo biennale sulla nomina dei vescovi. Tema su cui c’è stata di recente qualche scintilla, visto che a giugno Bergoglio ha approvato il nuovo vescovo di Shanghai, Joseph Shen Bin, nonostante il segretario di stato Pietro Parolin abbia sottolineato che il Vaticano non è stato consultato sulla decisione del governo cinese.

C’è anche chi crede che si possa conversare di una possibile apertura di un ufficio di collegamento della Santa sede in Cina. Sarebbe una svolta, visto che il Vaticano resta oggi l’unico paese europeo ad avere rapporti ufficiali con la Repubblica di Cina, cioè Taiwan.

Non sarebbe l’unica manovra diplomatica del gesuita Bergoglio in Asia. Tra pochi giorni il Papa riceverà il presidente vietnamita Vo Van Thuong: in agenda lo storico invio ad Hanoi di un rappresentante papale.

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