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Cile, quando il Condor passò all’attacco

Cile, quando il Condor passò all’attaccoJohn Alexander McCone e il senatore Frank Church (Idaho), a destra, Washington, marzo 1973 (AP Photo/Henry Griffin)

1973-2023 Il ruolo della Cia nel colpo di stato dell'11 settembre, le spie, le ombre della Storia

Pubblicato circa un anno faEdizione del 9 settembre 2023
Luca Celada LOS ANGELES

Lo scorso 25 agosto, sono stati pubblicati, in sordina, sul sito della CIA, documenti riservati che erano stati secretati per 50 anni. Si tratta di due daily brief – il sommario quotidiano che l’intelligence fornisce al presidente degli Stati uniti –nella fattispecie i briefing rispettivamente dell’8 e del 11 settembre 1973, sulla situazione cilena. Vi si riferiva genericamente di come gli ufficiali dell’esercito fossero «determinati a ripristinare ordine economico e militare» anche se rimanevano dubbi sul «grado di coordinamento del piano che avrebbe dovuto far perno su un’ampia opposizione civile,» senza aggiungere maggiori dettagli sul colpo di stato che in quelle ore sarebbe poi stato messo in atto.

Gli ultimi documenti desecretati, anche in seguito a richieste del governo cileno, non contengono grandi rivelazioni, anche perché era già noto che il 10 settembre un altro rapporto CIA aveva fornito a Nixon analisi ben più dettagliate su tempistica e modalità del golpe che stava per scattare a Santiago. Un altro memorandum giunto alla Casa bianca il mattino del fatidico 11/9, richiedeva assicurazioni sull’entità del sostegno americano se le cose fossero andate storte.

Le carte desecretate la scorsa settimana sono tuttavia ennesima conferma di ciò che tutti hanno sempre saputo – i piani per il bagno di sangue cileno, transitavano preventivamente dalla scrivania dello studio ovale. D’altronde era dall’elezione di Allende nel 1970 che Washington si era attivata per assicurarsi che la sua presidenza fallisse. Nel ‘71 Nixon si era incontrato col dittatore brasiliano, generale Médici, che aveva assicurato l’assistenza del suo paese in questo senso. Nell’ottobre dello stesso anno la Casa bianca prese in esame il famigerato piano della ITT, che offriva di destabilizzare il governo socialista che aveva nazionalizzato la consociata di telecomunicazioni cilena di cui la multinazionale americana controllava il 70%.
Gli ultimi documenti non hanno insomma aggiunto clamorose sorprese alla precedente documentazione sulla cabina di regia americana del golpe e della successiva repressione. Nella nota del dipartimento di stato che li ha accompagnati, si legge che la pubblicazione dei è avvenuta in uno spirito di «maggiore trasparenza» e che il governo americano «rimane disposto a lavorare con i nostri partner cileni per tentare di indentificare ulteriori fonti di informazioni che possano aumentare la consapevolezza di avvenimenti impattanti della nostra storia comune».

E di sicuro «impatto comune» furono le politiche che per almeno tre decenni caratterizzarono la postura americana verso il «cortile di casa» in cui Washington fu cabina di regia di un’ondata autoritaria che insanguinò il continente devastando una generazione di giovani intellettuali, militanti, attivisti e socialisti. Gli USA furono sponsor di attività eversive in una successione di paesi sovrani dei Caraibi, America Latina ed American Centrale. Gli anni fatidici in cui la dottrina Monroe sull’egemonia emisferica veniva resa esecutiva con gli addestramenti nella Escuela de Las Americas, l’accademia che in Georgia sfornava quadri militari per la diaspora fascista sudamericana. Fra il 1963 e il 1995 vi passarono 63000 cadetti addestrati in counterinsurgency e tortura.

Il caso cileno fu sorse i più eclatante e palese di «interventismo straniero» anche per come il coinvolgimento diretto di Washington proseguì dopo il golpe con un flusso ininterrotto di soldi, personale e «consulenze» per assistere il regime nell’opera repressiva. Nel ‘74 l’allora direttore della CIA, Vernon Walters, incontrò Pinochet per consolidare i legami operativi, una riunione in cui il dittatore indicò come braccio destro il colonello Manuel Contreras che avrebbe poi diretto molte operazioni, compreso l’attentato all’ex ambasciatore cileno e leader dell’opposizione in esilio, Orlando Letelier. Letelier venne ucciso nella stessa Washington con il suo assistente, da agenti della polizia segreta DINA. Nel 2016 Barack Obama aveva ordinato la pubblicazione di documenti che confermano il coinvolgimento di Contreras ed individuano nello stesso Pinochet il mandante di quella operazione terrorista su suolo americano.

Per un periodo Contreras fu anche al soldo diretto della CIA che lo aveva apparentemente assunto come doppio agente nonché coordinatore cileno dell’operazione Condor, il progetto transnazionale di eversione e repressione poliziesca, un’internazionale nera che, diretta dalla CIA, aveva terminali, oltre cha a Santiago, a Brasilia, Buenos Aires, Montevideo, La Paz e Lima.

Molto è già stato confermato sulle sordide responsabilità di Washington in questo senso. Molti altri dettagli rimangono da definirsi, come ad esempio il ruolo dei servizi australiani (ASIS), cui la CIA aveva apparentemente appaltato un centro operativo a Santiago da cui gestire agenti e coordinare il golpe.

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