Pubblichiamo un testo di Pablo Álvarez Fuentes, studioso cileno che sta lavorando a una ricerca sul tema della memoria presso la International Youth Library di Monaco. L’occasione è la Bologna Children’s Book Fair (dal 6 al 9 marzo) nella cui cornice si terrà «Panorama Latino», mostra di una delegazione dei migliori illustratori cileni presenti in Italia per la fiera, presso la Galleria Millenium.

Le opere raccontano ai più piccoli la dittatura cilena, a 50 anni dal colpo di Stato che rovesciò il governo di Allende. La mostra dialogherà con l’installazione urbana a opera del progetto di street poster art Cheap che porterà per le strade della città la memoria del Cile.

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Sono trascorsi cinquant’anni dal colpo di Stato che rovesciò il governo socialista di Salvador Allende e instaurò un regime di terrore in Cile. Durante quel periodo, molte persone furono perseguitate, esiliate, fatte scomparire o assassinate. Qualcosa di simile accadde con la cultura, gli artisti e le loro opere: dopo diciassette anni la dittatura finì, ma il suo linguaggio rimase. Diverse generazioni di cilene e cileni hanno studiato su libri di storia che parlavano di «pronunciamento militare» o «presidente Pinochet», evitando invece parole come «colpo di Stato», «dittatore», «terrorismo di Stato» o «violazione dei diritti umani».
Tuttavia, a poco a poco hanno iniziato ad apparire libri che raccontavano questo tragico periodo. Inizialmente, si è trattato di volumi destinati a un pubblico adulto, ma a un certo punto la morte, il dolore, la guerra e la violenza hanno fatto il loro ingresso anche nella letteratura per l’infanzia.

NEL 2001, in un piccolo stand della Fiera del Libro per ragazzi di Bologna, un libro attirò l’attenzione di agenti ed editori: La composición di Antonio Skármeta e Alfonso Ruano. (Ediciones Ekaré, 2000; i suoi diritti furono acquistati da Mondadori e uscì in Italia con la traduzione di Francesca Lazzarato, ndr), Nella forma dell’albo, il libro narra la storia di Pedro, un bambino che passa il tempo a giocare a palla con gli amici, va a scuola e la sera, dopo che i genitori sono rientrati dal lavoro, ascolta insieme a loro la radio. Un giorno, mentre Pedro segna un gran goal in rovesciata, il proprietario del negozio di alimentari, padre del suo amico Daniel, viene fatto prigioniero dai militari. «Perché lo hanno portato via?», chiede Pedro a Daniel. «Mio papà è contro la dittatura», gli risponde l’amico stringendo al petto la chiave del negozio. E Pedro? È contro la dittatura?

ESSERE A FAVORE O CONTRO la dittatura sembra riguardare il mondo degli adulti, un luogo lontano rispetto all’infanzia. Ma cosa succede quando l’infanzia viene interrotta con violenza da un regime che si intromette nelle sue vite ancora brevi? In quel momento la dittatura cessa di essere qualcosa che appartiene solo al mondo adulto.

In quell’edizione della Bologna Children’s Book Fair di 22 anni fa, La composición ottenne un successo inedito per un libro cileno per bambini: a oggi è stato tradotto in nove lingue.

Dopo la sua pubblicazione trascorsero altri dieci anni prima che un nuovo libro parlasse della dittatura cilena. Forse in occasione del quarantesimo anniversario del colpo di Stato – una triste ricorrenza – venne pubblicato Niños (Grafito, 2013; in Italia con Edicola Edizioni nel 2021) di María José Ferrada, che in Cile rappresentò un altro snodo fondamentale per la letteratura per l’infanzia, e con il quale l’autrice vinse il premio Academia Chilena de la Lengua, un riconoscimento mai assegnato prima a questo ambito letterario.

L’OPERA È UNA RACCOLTA poetica dedicata ai bambini e alle bambine uccisi o scomparsi durante la dittatura militare. Si tratta di una ricerca profonda e dolorosa, e al tempo stesso un omaggio a queste brevi vite interrotte dalla violenza di Stato.

Altri titoli hanno trattato la vita di bambini e bambine nel contesto della dittatura, usando diverse prospettive e sensibilità. La bicicleta mágica de Sergio Krumm, di Marcelo Guajardo (SM, 2013); Matilde, di Carola Martínez Arroyo (Norma, 2016)… Sulla linea della letteratura confessionale, si trova El diario de Noelia, di Bernardita Muñoz (Edebé, 2018), che segue le avventure e lo sguardo di una bambina che decide di dire ciò che gli adulti preferiscono tacere. Di tono molto più sperimentale è il volume Las sinaventuras de Jaime Pardo, di Vicente Plaza (RIL, 2013), graphic novel che racconta dal punto di vista personale e critico la vita di un bambino durante i difficili anni di inizio della dittatura in un quartiere popolare nel settore nord di Santiago, rendendo testimonianza delle discriminazioni, i timori, l’educazione, le differenze di classe e i conflitti durante quel periodo. Il recupero degli archivi storici ha contribuito alla produzione di volumi che hanno sviluppato un’estetica particolare, come dimostra una serie di libri che, avvalendosi di immagini d’archivio, mettono in campo una proposta a metà strada tra fiction e discorso storico. Attraverso fotografie, ritagli e interventi grafici, queste opere si muovono tra spirito documentale e astrazione, proponendo un genere molto ricco dal punto di vista visuale e testuale.

Lungo questa traiettoria sono stati pubblicati libri che esplorano diverse forme di narrazione grafica. Il celebre Los años de Allende, di Carlos Reyes e Rodrigo Elgueta (Hueders, 2015, uscito in Italia per Edicola Edizioni nel 2016), è un esempio di come si possono intersecare fiction, giornalismo investigativo e racconto storico. Il volume Al sur de la Alameda, di Lola Larra e Vicente Reinamontes (Ekaré Sur, 2014, in Italia con Edicola Edizioni nel 2018, premiato con il prestigioso Premio Andersen 2019) ha un formato ibrido.
Il libro è il diario di vita di Nicolás, che appunta impressioni e pensieri sul movimento di protesta studentesca del 2006 in Cile e racconta l’occupazione della sua scuola. Parallelamente, vediamo scorrere il racconto per immagini di qualcuno che osserva la stessa occupazione dalla finestra di casa. Attraverso un salto nel passato, scopriamo la storia di una generazione di studenti e professori che durante gli anni Ottanta del secolo scorso lottarono contro la repressione della dittatura. L’uso del rimando all’archivio storico come mezzo espressivo intensifica la funzione drammatica della narrazione.

UN MECCANISMO che sembra comune nei libri che in qualche modo trattano o rappresentano l’orrore e la violenza è l’uso della figura retorica. Uno degli esempi più celebri è Historia de un oso, di Antonia Herrera e Gabriel Osorio (Zigzag, 2016), basato sul cortometraggio animato con lo stesso titolo che ha ricevuto il primo premio Oscar assegnato a una produzione cilena. L’opera Un diamante en el fondo de la tierra, di Jairo Buitrago e Daniel Blanco (Amanuta, 2016) utilizza una figura retorica meno frequente ma ugualmente di impatto. Attraverso la metonimia, accediamo a una storia a frammenti, così come funziona molte volte la memoria. Il formato album viene utilizzato appieno e l’immagine completa gli spazi vuoti di un testo che accenna senza dire.

A cinquant’anni dal colpo di Stato è evidente il ruolo ricoperto dai libri per bambini e ragazzi nel racconto della dittatura. Ognuna di queste opere rappresenta, infatti, in Cile e nel resto del mondo, uno strumento per ripercorrere il complesso cammino del recente passato di questo paese, una strada verso la riconciliazione, una delle forme che la memoria ha per continuare a esistere e soprattutto una preziosa possibilità di dialogo con le future generazioni.

(Traduzione di Alice Rifelli)