Internazionale

Che fare di Kursk: i raid russi riportano l’Ucraina alla realtà

I soccorritori cercano le vittime del raid russo contro un hotel nella città ucraina di Kryvyi Rih foto EpaI soccorritori cercano le vittime del raid russo contro un hotel nella città ucraina di Kryvyi Rih – Epa

Guerra ucraina Secondo giorno di bombardamenti a tappeto sulle città ucraine. Le forze di Mosca conquistano un altro villaggio nel Donetsk. La manovra di Kiev è un successo, ma servono soldati per difendere il Donbass

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 28 agosto 2024

Secondo giorno di bombardamenti a tappeto sulle città ucraine, la vendetta russa per l’invasione di Kursk è in corso. I falchi  del governo russo esultano per la «punizione» al nemico, anche se finora non si registrano azioni davvero eclatanti. Joe Biden ha parlato di «attacchi scandalosi» mentre da Pechino il rappresentante speciale per gli affari eurasiatici Li Hui ha espresso preoccupazione per le azioni ucraine verso «il territorio russo con le armi fornite dall’occidente».

In parallelo, secondo la rivista Politico, alcuni funzionari ucraini starebbero preparando una lista di obiettivi a lungo raggio in Russia che l’esercito di Kiev potrebbe colpire se Washington revocasse le restrizioni sulle armi statunitensi. Anche l’India si è fatta avanti e il primo ministro Modi ha sentito telefonicamente Vladimir Putin per offrirgli la propria «collaborazione a trovare una soluzione» al conflitto. Intanto le forze ucraine hanno tentato uno sfondamento senza successo nella regione russa di Belgorod ma rivendicano nuove conquiste nel Kursk, mentre in Donbass i russi continuano ad avanzare e ieri hanno annunciato la conquista del villaggio di Orlivka, a pochi chilometri da Pokrovsk.

DOPO MESI di relativa stasi e interesse decrescente verso le vicende belliche est-europee le ultime settimane hanno fatto registrare un’accelerazione coincisa con le iniziali aperture ucraine a una nuova conferenza di pace (dopo il primo deludente appuntamento in Svizzera) a cui partecipassero anche Russia e Cina. Ma quell’inaspettata apertura del presidente Zelensky è stata subito ribaltata dai fatti: l’invasione della regione di Kursk ha chiuso ogni spiraglio a eventuali trattative per un cessate il fuoco. Almeno per ora.

Mosca è stata categorica, «non è il momento di parlare di negoziati» ha affermato il ministro degli esteri Lavrov, mentre la destra di Putin invoca una rappresaglia esemplare. Gli attacchi degli ultimi due giorni sarebbero una risposta a quelle spinte, ma blogger militari, commentatori tv e i funzionari che hanno chiesto la testa di un responsabile per la figuraccia in mondovisione non hanno placato la propria sete di sangue.

Anche perché per ora gli ucraini continuano a imperversare nel Kursk. Stando alle dichiarazioni del comandante in capo delle forze armate ucraine, Oleksandr Syrsky, i soldati di Kiev «stanno ancora avanzando» e attualmente controllerebbero cento insediamenti oltre frontiera, pari a quasi 1.300 kmq del territorio russo. Il generale ha anche fornito i primi dati ufficiali, impossibili da confermare in maniera indipendente, sui prigionieri di guerra russi che avrebbero già raggiunto la cifra impressionante di 600 uomini.

Tuttavia, Syrsky ha anche ammesso che le forze russe stanno rafforzando le proprie posizioni sul fronte orientale, nell’area di Pokrovsk, e continuano ad avanzare per «cercare di interrompere la catena di approvvigionamento ucraina verso il fronte del Donbass. «Ad oggi – ha concluso il capo di stato maggiore – circa 30mila militari russi sono stati inviati al fronte di Kursk e questa cifra è in crescita».

SUL FRONTE DIPLOMATICO Zelensky ha preso parola spiegando l’improvviso cambio di direzione della comunicazione ucraina, da una possibile trattativa al contrattacco in territorio nemico: «Il mondo intero sta aspettando che l’Ucraina presenti una proposta di compromesso su come porre fine alla guerra domani. Non è che non ci siano compromessi con Putin, ma con lui oggi il dialogo sarebbe vuoto, privo di significato, perché non vuole porre fine alla guerra con mezzi diplomatici».

Il capo di stato ha anche annunciato che presto presenterà una proposta di pace ai candidati alle presidenziali Usa. Nell’attesa di ulteriori sviluppi sul fronte diplomatico, Ukrainska pravda fa sapere che il presidente ha annunciato lo scorso 24 agosto che il test del primo missile balistico interamente prodotto in Ucraina è andato a buon fine.

Sia l’offensiva nel Kursk sia il nuovo missile ucraino non fermano la quotidianità della guerra, fatta di bombardamenti devastanti e del timore crescente per l’arrivo dell’inverno con la rete energetica nazionale che continua a perdere infrastrutture importanti. Negli attacchi russi di ieri almeno cinque persone sono morte e una ventina ferite in cinque diverse regioni ucraine, da Sumy, nell’est, a Khmelnytskyi, nell’ovest, passando per Zaporizhzhia. A Kryivy Rih è stato registrato il bilancio peggiore con tre caduti.

Il generale Nikolai Oleshchuk, comandante dell’aeronautica ucraina, ha parlato di 10 missili di diverso tipo e di 81 droni. Tutti abbattuti gli ordigni diretti verso la capitale, secondo il capo dell’amministrazione militare della città, Sergiy Popko.

Sul fronte orientale la lenta avanzata russa prosegue e i soldati di Mosca, stando al ministero della difesa, sarebbero ormai a soli 15 km da Pokrovsk. Quando i russi, come sembra al momento, arriveranno alle porte della città ai generali ucraini si porrà un dilemma tremendo: ritirare i reparti e i mezzi corazzati occidentali da Kursk per difendere il Donbass o tenere le posizioni sperando che quei pochi chilometri valgano qualcosa durante le trattative che, in un punto ancora impreciso del futuro, giocoforza, dovranno aprirsi?

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Aiea nella centrale: «Rischio incidente atomico»

Per la centrale atomica russa di Kursk esiste il «pericolo di un incidente nucleare». Lo riferisce l’agenzia di stampa russa Interfax citando il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, che ieri ha visitato l’impianto a pochi chilometri dal fronte aperto dagli ucraini nella regione russa oltreconfine.

Grossi ha anche rilevato che a Kursk ci sono «tracce di attacchi di droni» sul territorio della centrale nucleare di Kursk, velivoli che non possono non essere ucraini, anche se non ha formulato accuse dirette. Il direttore generale dell’Aiea ha ribadito l’appello ai belligeranti affinché l’impianto di Kursk e gli altri coinvolti nel conflitto (Zaporizhzhia, ndr) non diventino terreno di scontro militare «in nessuna circostanza».

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