Politica

Chat, neofascisti e criminali. Meloni in imbarazzo alla meta

Giorgia Meloni durante il comizio di chiusura della campagna elettorale a Roma foto di Riccardo Antimiani/AnsaGiorgia Meloni durante il comizio di chiusura della campagna elettorale a Roma – foto di Riccardo Antimiani/Ansa

Elezioni europee Il portavoce di Lollobrigida si autosospende per i messaggini con il capo ultrà Piscitelli. Antisemitismo, difesa del terrorismo e riti pagani: gli scambi su Whatsapp tra Signorelli e Diabolik

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 8 giugno 2024

Tutto quello che non deve accadere nell’ultimo giorno di una campagna elettorale. Paolo Signorelli, portavoce del ministro dell’Agricoltura Franceso Lollobrigida, costretto ad autosospendersi per uno scandalo a base di vecchie chat con un capo ultrà della Lazio, narcotrafficante assassinato in circostanze a dir poco misteriose. Se è un agguato, è un agguato riuscito, perché Giorgia Meloni arriva al giorno del voto europeo in forte imbarazzo, senza il tempo per imbastire una controffensiva, colpita là dove è più debole: nel suo cerchio magico, quella specie di freak show popolato da personaggi, a voler essere gentili, sconvenienti.

Come Paolo Signorelli, 38 anni, nipote del Paolo Signorelli «di professione imputato», ex Ordine Nuovo, coinvolto in una ventina di processi sulle stragi nere e sugli omicidi dei giudici Occorsio e Amato. Storie assai tortuose da un punto di vista giudiziario dalle quali è uscito sempre assolto. Condanne però sono arrivate per banda armata e associazione sovversiva. Le colpe dei nonni non devono certo ricadere sui nipoti, ma le frequentazioni del nipote in questione erano di sicuro note quando Lollobrigida ha deciso di assumerlo come portavoce, sulla scorta del lavoro già svolto per il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti e per il candidato a sindaco di Roma Enrico Michetti. Sempre sotto l’ala di Arianna Meloni, sorella della premier e moglie proprio di Lollobrigida.

L’ALTRO PROTAGONISTA di questa storia è Fabrizio Piscitelli, in arte Diabolik, uomo dall’ampio curriculum giudiziario il cui omicidio, avvenuto nell’estate del 2019, è già leggenda nel milieu della criminalità romana. I messaggi di Whatsapp tra i due, pubblicati ieri da Repubblica, sono un campionario di antisemitismo, esaltazioni della violenza, apologia del terrorismo e stramberie esoteriche. «I romanisti sono ebrei», dice Piscitelli. E Signorelli fa eco: «Tutti ebrei».

«Quell’ebreo di Gad Lerner», fa ancora l’uomo chiamato Diabolik. «Che ha fatto quel porco?», chiede allora il portavoce di Lollobrigida. E ancora: «Onore» ai Nar. E auguri di Natale particolari: per Piscitelli nazisti e fascisti sono pagani. Signorelli si esalta: «A me lo dici? Io festeggio il solstizio. Nonno era pagano convinto, mia zia si è sposata due mesi fa con rito pagano». Dove? «Sulla cima del monte Soratte», vicino Roma, dove Mussolini fece costruire un bunker. «C’era anche il Ciavarda», ovvero il Nar Luigi Ciavardini. E ancora: rallegramenti per l’assoluzione di Elvis Demce, altro nome noto della criminalità capitolina.

UN BEL GUAIO completato dal fatto che queste conversazioni sono raccolte nel fascicolo d’indagine sull’omicidio di Diabolik. La difesa di Lollobrigida, in tutto questo, è poco più di un atto d’ufficio: «Per come ho conosciuto Paolo Signorelli in questi due anni, sono certo sia distante anni luce da quanto riportato nella conversazione e confido possa smentirla al più presto». Signorelli stesso non sa bene come metterla e il massimo che riesce a fare è smentire se stesso: «Tengo a precisare di non ricordare la conversazione in oggetto, che sarebbe avvenuta molti anni anni fa, e che oggi mi ha colto del tutto di sorpresa. Ritengo altresì doveroso sottolineare quanto mai distanti da me, dal mio pensiero e dal mio sentire, siano i gravi contenuti di quella conversazione».

L’AUTOSOSPENSIONE – affare diverso rispetto alle dimissioni richieste in coro dalle opposizioni – è il minimo, e a quanto si apprende sarebbe stata imposta da Meloni in persona. Va da sé che questo non basta a placare la tempesta. Il Pd chiede l’intervento della commissione parlamentare antimafia, perché, vista la presenza di Piscitelli, la storia «sta assumendo i contorni di una vicenda oscura ma che presenta profili che attengono alla criminalità organizzata di stampo mafioso e al terrorismo». Si chiede insomma di indagare sulle eventuali vicinanze tra Signorelli e il crimine organizzato romano. La presidente della commissione, Chiara Colosimo, risponde con una pezza: l’istruttoria va formalizzata, e comunque, il tema della Roma criminale è già all’ordine del giorno da mesi, «in particolare» per quello che riguarda la mafia albanese.

«NON È IL PRIMO CASO, purtroppo. C’è un problema della classe dirigente della destra che governa questo paese», è il parere della segretaria del Pd Elly Schlein. E torna alla memoria il caso di Marcello De Angelis, il portavoce del governatore del Lazio costretto l’anno scorso alle dimissioni per una serie di post sui social sulla strage di Bologna. Cuori neri che battono ancora. Sempre più vicini a Giorgia Meloni. Niente male per una che tra oggi e domani vorrebbe consacrarsi definitivamente come leader europea.

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