Il centrodestra si schiera contro Bonaccini. Soprattutto in Emilia-Romagna, dove ieri Fdi, Lega e Fi hanno votato contro una mozione del centrosinistra (approvata dal consiglio regionale) che proponeva il governatore come commissario per l’alluvione. Non solo. I tre partiti hanno duramente polemizzato con Bonaccini sulla gestione del territorio. «È evidente che se verranno accettate responsabilità ci aspettiamo dimissioni di massa», l’attacco del leghista Massimiliano Pompignoli.

«Abbiamo forti perplessità per come è stata fatta la cura del territorio fino ad oggi», rincara Marta Evangelisti di Fdi. Il leghista romagnolo Andrea Liverani aggiunge: «Non si può dare solo la colpa all’evento eccezionale. I fiumi non sono stati manutenuti da 50 anni». «La sua sarebbe una nomina irricevibile», chiude il consigliere leghista Matteo Montevecchi.

Non basta che diversi governatori del centrodestra, dal ligure Toti al calabrese Occhiuto al veneto Zaia, spingano per dare l’incarico di commissario a Bonaccini. Nella destra, mentre i ministri temporeggiano e il capogruppo della Lega Molinari nega veti del suo partito, i no sembrano più dei sì, anche se l’ipotesi di nominare il bolognese di Fdi Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture, avrebbe incontrato dubbi anche nel diretto interessato.

E tuttavia la Lega, in particolare, continua a menare fendenti. «Il governatore sta bussando a tutte le porte possibili per strappare al governo l’ok alla sua nomina», attacca il segretario della Lega in Romagna Jacopo Morrone. «Capisco le sue ragioni: deve recuperare una credibilità ormai in caduta libera. Per riparare i danni serve un commissario terzo, di alto profilo, estraneo alla politica e all’amministrazione regionale», dice Morrone. Ed è questa l’ipotesi su cui il governo sta effettivamente lavorando.

Il governatore prova a stare sui fatti. E avverte: «Nell’immediato servono risorse per ricostruire le strade, bloccare le frane, ripristinare gli argini, i canali di bonifica e bisogna fare queste cose prima dell’autunno, altrimenti non un evento straordinario ma uno ordinario potrebbe rimetterci nei guai». E chiude all’ipotesi di un commissario con base a Roma: Serve un o che conosca il territorio. Della polemica politica non me ne frega nulla, il problema non sono io, bisogna occuparsi della Romagna, non degli equilibri politici delle nomine».

«Non compete a me entrare nella discussione tra Lega e Fdi, spero che prevalgano gli interessi della comunità e non di questo o quel partito», gli fa sponda Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza e responsabile enti locali del Pd.

La vicepresidente Irene Priolo, in consiglio regionale, ha spiegato che «i danni saranno di oltre 7 miliardi». «I due miliardi messi a disposizione dal governo sono importanti e sono stati messi sulle imprese. Ma il conto complessivo sarà molto più alto, anche perché abbiamo molte infrastrutture danneggiate e un fronte mai visto di frane». «Serve un decreto speciale», il messaggio che arriva dalla Regione, che definisce l’alluvione «un evento epocale, che non ha pari nell’intero Paese». Con 350 milioni di metri cubi d’acqua caduti nell’area più colpita (800 chilometri quadrat), 100 comuni coinvolti, 23 fiumi e corsi d’acqua esondati, altri 13 che hanno visto superamenti del livello d’allarme, migliaia di frane (376 le principali) tra collina e montagna.

Durante la riunione dell’assemblea regionale un gruppo di attivisti di Extinction Rebellion, ha interrotto i lavori per protesta. Con i vestiti impregnati di fango, gli ambientalisti hanno accusato la giunta. «Il sonno della Regione genera morti», recita il loro striscione. «Ci hanno accusati contemporaneamente di essere troppo green e troppo cementificatori», replica Bonaccini, che oggi ospiterà nelle zone alluvionate la presidente della commissione Ue Von Der Leyen e la premier Meloni. «Credo che ci siano le condizioni per avere dall’Ue alcune centinaia di milioni di euro che saranno un’ulteriore boccata di ossigeno».