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Centrali nucleari nel mirino, torna la minaccia

Centrali nucleari nel mirino, torna la minacciaUn palazzo danneggiato da un attacco a Zaporizhzhia – Ap

Il limite ignoto Due giorni di intensi bombardamenti nella zona circostante Zaporizhzhia

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 22 novembre 2022

La centrale nucleare di Zaporizhzhia torna di nuovo ad essere al centro dell’attenzione internazionale. Due giorni di intensi bombardamenti nella zona circostante, con esplosioni in prossimità delle unità che contengono i reattori, hanno indotto Rafael Mariano Grossi, il direttore dell’Agenzia atomica internazionale, a chiedere l’intervento deciso della comunità internazionale. «Anche se non vi è stato alcun impatto diretto sui principali sistemi di sicurezza e protezione nucleare dell’impianto, i bombardamenti si sono avvicinati pericolosamente a loro. Stiamo parlando di metri, non di chilometri. Chiunque stia bombardando la centrale nucleare di Zaporizhzhia, sta correndo enormi rischi giocando d’azzardo con la vita di molte persone» ha dichiarato il direttore dell’Aiea.
Ciò che Grossi domanda è la realizzazione di una zona di sicurezza attorno alla centrale, richiesta formulata più volte sin dalla sua visita effettuata nel sito nello scorso settembre, ma mai concretizzata, anche per l’indifferenza diplomatica di molte capitali.

L’Ucraina, che ufficialmente è il gestore dell’impianto di Zaporizhzhia, si è sempre mostrata favorevole alla creazione di un’area controllata da osservatori indipendenti, mentre la Russia, che occupa la centrale nucleare, ha mostrato atteggiamenti alterni. Mosca teme che la demilitarizzazione dell’area possa indebolire la già precaria situazione del suo fronte occidentale lungo il Dniepr; più volte esponenti russi del governo e amministratori filorussi della provincia di Energodar, la città a pochi chilometri dalla centrale, si sono dichiarati contrari al ritiro delle truppe russe dalle zone limitrofe dissentendo con le stesse parole di apertura provenienti da altri esponenti del loro stesso governo.

Negli ultimi mesi i colloqui tra funzionari dell’Aiea con funzionari di Kiev e Mosca si sono intensificati, ma non sono stati fatti passi risolutivi. L’Onu, come al solito impotente in queste situazioni, continua a chiedere agli attori di dare segni di raziocinio lasciando però al solo Grossi il difficile compito di negoziare con Zelensky e Putin. «Non mi arrenderò finché questa zona (di sicurezza, ndr) non sarà diventata realtà» ha dichiarato Grossi, aggiungendo che «chiunque ci sia dietro questi bombardamenti, deve fermarsi immediatamente».
Impossibile, però, stabilire con sicurezza chi bombarda chi.
Gli ispettori dell’Aiea che si sono alternati in questi mesi nella centrale e che ancora oggi sono presenti nella struttura non sono esperti balistici; non possono, quindi, stabilire con assoluta certezza da che parte provengano i colpi.

La Russia non ha concesso il permesso agli analisti militari internazionali di entrare nella regione per verificare la provenienza dei proiettili che dunque rimangono ancora di incerta provenienza.
Di sicuro c’è che, chiunque stia bombardando, lo fa con cognizione di causa: i proiettili sono sempre calibrati per creare danni a strutture non vitali per l’impianto e non hanno mai colpito zone che possano portare a situazioni critiche per la sicurezza dello stesso.
Sono quindi attacchi pianificati con la massima cura con grande dispendio di risorse logistiche e umane. Appare quindi difficile concepire che queste aggressioni alla centrale di Zaporizhzhia avvengano senza una precisa pianificazione dei piani alti del governo che li ordina.
Anche le tempistiche porterebbero a tali conclusioni.

Come è sempre avvenuto, la centrale di Zaporizhzhia, assieme alle minacce sull’uso di armi nucleari, serve sia a Kiev che a Mosca per tenere alta la tensione internazionale e indurre i principali contendenti ad abbassare i rispettivi scudi al fine di aprire le porte ad un dialogo che oggi appare ancora incerto.
Non è certo un caso che le tensioni nucleari attorno alla centrale si alternano in modo sincronizzato con le tensioni di eventuali attacchi atomici in chiave militare.
Il comun denominatore in questa politica di alternanza è proprio la parola «nucleare», che tanto sgomento incute nell’opinione pubblica.
Le minacce nucleari militari e nucleari civili si susseguono ripetendosi in modo sfasato tra loro.
Il pericolo, dietro a questo gioco del bastone e della carota, è che c’è sempre il rischio che uno dei due contendenti si stanchi e, mangiata la carota, usi solamente il bastone.

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