Internazionale

Cento città in piazza, la «chiamata alla pace» parte dall’Italia

Cento città in piazza, la «chiamata alla pace» parte dall’ItaliaMilano, 21 ottobre 2022, la Cgil per la pace in Ucraina – LaPresse

EuropeForPeace Weekend di mobilitazioni diffuse in preparazione del 5 novembre. Da Bologna Massimo Bussandri della Cgil dice che fermare la carneficina è anche fermare i suoi effetti nefasti nel mondo sulle fasce più vulnerabili mentre Elly Shlein lancia un appello perché questa rete italiana, con vocazione europea, si colleghi alle altre reti del Vecchio Continente perché la pressione sulla pace investa tutta l’Europa

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 23 ottobre 2022

È cominciato venerdì con una fiaccolata a Roma e un’iniziativa pubblica a Bologna, organizzata dalla Cgil emiliana e molto partecipata, il weekend di mobilitazione nazionale che prepara l’appuntamento del 5 novembre a Roma per chiedere negoziato, cessate il fuoco e una Conferenza internazionale per porre fine alla guerra in Ucraina.

Weekend che si conclude oggi a Roma con la partecipazione all’Angelus di papa Francesco, a mezzogiorno in Piazza San Pietro. Ma si farebbe un torto a Pistoia, a Napoli ad altre città grandi e piccole citando solo Bologna e Roma perché il venerdi di inizio weekend è stato denso di appuntamenti, convegni, presidi in quello che è stato chiamato il fine settimana delle “cento città” che rischiano però di essere molte di più tra ieri e oggi. Se l’inizio simbolico di questo “giro d’Italia arcobaleno” – come la rete EuropeForPeace lo ha chiamato – è stata venerdì la Fiaccolata in piazza del Campidoglio a Roma, marce, flashmob, presidi, momenti di silenzio, incontri, tende erano previste in tutto lo stivale. In preparazione di una «chiamata alla pace» che la coalizione arcobaleno EuropForPeace, forte di oltre 600 adesioni, ha organizzato per sabato 5 novembre a Roma.

Da Bologna Massimo Bussandri della Cgil dice che fermare la carneficina è anche fermare i suoi effetti nefasti nel mondo sulle fasce più vulnerabili mentre Elly Shlein lancia un appello perché questa rete italiana, con vocazione europea, si colleghi alle altre reti del Vecchio Continente perché la pressione sulla pace investa tutta l’Europa.

Ma intanto la mobilitazione comincia dall’Italia dove, sono in tanti a dirlo – da Raffaella Bolini di Arci a Pasquale Pugliese di Rete Pace Disarmo a Rita Monticelli delegata del Comune e solo per citare l’evento di Bologna – il movimento per la pace conosce un risveglio. Tutte le principali città italiane capoluogo di regione o provincia autonoma hanno partecipato a questa marcia diffusa per la pace ma gli eventi sono stati tantissimi anche nei piccoli centri. Organizzati da associazioni, sindaci, sindacati, Ong. Ieri è stata la volta, tra le altre, delle piazze di Ancona, Bari, Bolzano, Torino, Trieste e Venezia; a Perugia invece è stata organizzata una manifestazione di tutta la Regione Umbria (qui tutte le iniziative).

L’idea è stata preparata e lanciata da EuropeForPeace dopo una prima mobilitazione diffusa il 23 luglio scorso (con 60 città coinvolte) e l’invio il 21 settembre di una lettera al Segretario Generale dell’Onu Guterres in occasione della Giornata della Pace per un sostegno ad azioni multilaterali, e alla vigilia dell’ottavo mese di guerra provocata dall’invasione russa e della Settimana Onu per il Disarmo (24-30 ottobre). Nel testo inviato al Palazzo di Vetro EuropeForPeace sottolinea come «l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa ed ha già fatto decine di migliaia di vittime e si avvia a diventare un conflitto di lunga durata» portando conseguenze nefaste «anche per l’accesso al cibo e all’energia di centinaia di milioni di persone, per il clima del pianeta, per l’economia europea e globale».

Ribadendo la vicinanza alle popolazioni colpite dalla guerra si ricorda poi come occorra cercare «una soluzione negoziale, ma non si vedono sinora iniziative politiche né da parte degli Stati, né da parte delle istituzioni internazionali e multilaterali» sottolineando come invece sia necessario “che il nostro Paese, l’Europa, le Nazioni Unite operino attivamente per favorire il negoziato avviando un percorso per una Conferenza internazionale di pace che, basandosi sul concetto di sicurezza condivisa, metta al sicuro la pace anche per il futuro». Anche alla luce delle rinnovate e inaccettabili minacce nucleari. Non vincere la guerra insomma. Vincere la pace.

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