Travolti dall’imponenza della manifestazioni femministe in tutta Italia e dalla cronaca di cortei partecipati anche da molti uomini, ragazzi, padri, i partiti della maggioranza hanno cercato pretesti per ribaltare la narrazione sulla giornata di lotta del 25 novembre e per attaccare gli esponenti dell’opposizione che avevano condiviso le istanze di Non Una di Meno. Inizialmente cercando di cavalcare, senza successo, le polemiche sulla mancata citazione, nella piattaforma Nudm, delle donne israeliane. Ancora ieri mattina su alcuni quotidiani comparivano editoriali su slogan pro Hamas nel corteo che, però, non ci sono mai stati.

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POI, A DISTANZA di 48 ore dalla manifestazione di Roma, la destra punta il dito sulle tensioni che sabato scorso si sono verificate davanti alla sede del movimento Pro Vita & Famiglia. Secondo le ricostruzioni, le manifestanti avrebbero scritto «Aborto libero» sulle saracinesche e spaccato vetrine e le forze dell’ordine avrebbero risposto con durezza. Ma è di ieri la notizia che la Digos starebbe indagando per un ordigno senza innesco che sarebbe stato trovato dentro la sede. Quindi Giorgia Meloni dà il la affidando a X (ex Twitter) il suo messaggio: «Non so come si pensi di combattere la violenza contro le donne rendendosi protagonisti di intollerabili atti di intimidazione come quelli a danno di Pro Vita & Famiglia». «La violenza va condannata sempre o solamente quando si rivolge a qualcuno di cui condividiamo le idee?», aggiunge la premier, «spero stavolta arrivi una risposta da Elly Schlein, da Giuseppe Conte, da Maurizio Landini e dalla Cgil». A ruota arrivano i messaggi di esponenti del governo e della maggioranza: Ronzulli, Lupi, Crippa, Mantovano, Casellati, Gasparri.

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NEL POMERIGGIO, una delegazione di Fratelli d’Italia composta anche dai due capigruppo di Camera e Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan va nella sede del movimento anti-abortista per portare solidarietà e annunciare di aver «presentato un’interpellanza urgente al ministro dell’nterno» per la «tutela dell’associazione». Negli stessi minuti la sezione romana del partito della Meloni attacca il sindaco Gualtieri per la sua partecipazione al corteo di sabato e la portavoce di Pro Vita parla di «terrorismo». «Noi condanniamo tutti gli atti di violenza – risponde il presidente del M5S, Conte – non vorrei, però, che questo fosse un modo per sminuire una grande mobilitazione». Un dubbio che esprime anche Raffaella Paita di Iv: «Perché Giorgia Meloni parla oggi di questo e non sabato scorso?». Dal Pd è la senatrice Valeria Valente, componente della Bicamerale femminicidio, a prendere la parola. «È evidente il tentativo della destra e di Meloni di parlare d’altro, anche rispetto alla manovra che per esempio punisce le donne», dice la senatrice definendo «sbagliato» l’uso di questi argomenti «per tentare di sminuire la portata della piazza di Nudm che richiama la responsabilità della politica e in primis del governo». Mentre la Cgil rivendica: «Noi condanniamo ogni forma di violenza, parla per noi la nostra storia, troviamo sorprendente che la presidente del Consiglio possa metterlo in discussione». Piuttosto, si chiede la segretaria confederale Cgil nazionale, Lara Ghiglione, «come intende rispondere alla grande manifestazione di sabato? La risposta repressiva non è sufficiente».

NUDM SI È PRESA 24 ore per replicare. Intanto Eleonora, un’attivista, commenta: «Ci fanno sorridere le dichiarazioni sulle molotov, Meloni vuole spostare l’attenzione da una delle manifestazioni più grandi degli ultimi 15 anni e dalle richieste forti e determinate di cambiamento radicale che provenivano da una piazza plurale». Secondo Non Una di Meno, le forze dell’ordine sabato avrebbero avuto una reazione «spropositata», ferendo più persone, tra cui una ragazza che ha riportato la frattura del setto nasale. «Siamo noi a chiedere alla premier delle violenze della polizia che, per difendere la serranda della sede vuota di un’associazione misogina e fondamentalista, ha picchiato donne a volto scoperto».