Si aspettavano 10mila persone al corteo di Roma di Non Una di Meno, ne sono arrivate 500mila. Mai una manifestazione indetta per il 25 novembre è stata tanto partecipata, come se il femminicidio di Giulia Cecchettin avesse fatto esplodere di colpo indignazione e rabbia latenti.

«Dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini», aveva dichiarato nella mattinata di ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E chi nel mondo politico e sindacale ha colto l’urgenza di larga parte del paese sulla questione femminile, ieri è sceso in piazza, senza bandiere e simboli come richiesto dalle organizzatrici di Nudm.

Sergio Mattarella
«Dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini»

ARRIVANO IN SORDINA la presidente del Pd Elly Schlein con un gruppo di militanti dem, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, mischiandosi nel corteo. Impossibile arrivare alla testa. Ci sono anche diversi esponenti del M5S e di Avs.

I leader Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni hanno scelto una piazza analoga a Perugia. «Una straordinaria partecipazione, a Roma come nel resto d’Italia – dice la segretaria dem durante il corteo – è un segnale importante, il Paese chiede un passo avanti contro la violenza di genere, vogliamo fermare questa mattanza». Poi, al termine della manifestazione, ragiona sui social: «Non basta la repressione, serve la prevenzione per sradicare la cultura patriarcale di cui è imbevuta la nostra società».

La premier, invece, non c’è. Come annunciato, Meloni ha deciso di non partecipare a nessuna manifestazione, limitandosi a rilanciare sui suoi social il messaggio rivolto alle donne nel corso della cerimonia di illuminazione della facciata di palazzo Chigi: chiamare il numero 1522.

«Ognuno si assume la responsabilità e risponde di quello che fa e che dice – nota Maurizio Landini – ma ci sono provvedimenti che coerentemente si possono fare e non più rinviabili». Mentre le parlamentari 5S Alessandra Maiorino e Gabriella Di Girolamo, dal corteo chiedono di «non lasciare morire questa consapevolezza che è sorta nel Paese e che chiede alla politica di cambiare l’impostazione di una società ancora fondata sulla disparità tra uomini e donne».

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NEL CORTEO DIVERSE bandiere palestinesi ma questo non sembra aver frenato la partecipazione, anche se le polemiche dovute alle espressioni usate dalla piattaforma Nudm sul conflitto in Medio Oriente hanno lasciato qualche strascico.

Matteo Salvini aveva cercato di cavalcare la polemica parlando di piazze che «nascondono l’orrore sulle donne dei regimi islamici».

Ma obiezioni più argomentate erano arrivate anche da Hashomer Hatzair, movimento ebraico giovanile, socialista e femminista che venerdì aveva scritto a Nudm: «Abbiamo sempre aderito alle vostre manifestazioni. Quest’anno però è diverso: nulla è stato detto per le donne stuprate, torturate, mutilate e uccise da Hamas, come se quelle donne non meritassero la vostra pena, il vostro cordoglio e il vostro dolore». «Da donna ebrea e femminista anche io ho trovato sciatto quel passaggio sul documento Nudm – dice Sveva Haetter, al corteo con altre compagne – mi ha infastidito perché uno stupro è uno stupro, come dice il vecchio slogan ’siamo tutte parte lesa’, ma non partecipare oggi sarebbe stato assurdo».

Anche Rosanna, giovane attivista della rete «Ebrei contro l’occupazione», ha deciso di partecipare: «È ovvio che c’è un problema perché movimenti e spazi non sono in grado di attraversare la complessità della guerra che scatena contraddizioni radicali dentro cui dobbiamo stare e che dobbiamo spezzare per costruire alleanze e intersezioni politiche». «Detto ciò – continua – era giusto essere in piazza perché le donne vengono stuprate e ammazzate ovunque, tutti i giorni. Invito a essere coraggiose: a stare con le donne palestinesi, sotto duplice occupazione, quella brutale israeliana e quella patriarcale della loro società, e con le donne ebree, quelle stuprate il 7 ottobre, quelle violentate da secoli di antisemitismo europeo e quelle dissidenti dentro Israele che non vogliono prendere parte alla pulizia etnica del regime dove vivono».

Le stesse attiviste di Non Una di Meno avevano spiegato a inizio corteo: «Solidarietà anche alle donne israeliane aggredite e stuprate. Abbiamo citato la Palestina perché è in atto un’occupazione da anni, la guerra è l’espressione più alta del patriarcato, dove lo stupro viene usato per il controllo. E questo è stato certamente fatto da Hamas, ma anche da altri eserciti, come il nostro in Somalia».

«È stata una polemica pretestuosa – dice Carlotta Cossutta, Nudm – siamo in grado di distinguere i governi dai popoli, e crediamo che le persone, data la partecipazione, abbiano capito».