Se non ci arrivate, fidatevi
Bruciamo tutto Ingovernabili, come reclama lo striscione di apertura. E ingovernate. «Oggi i maschi stanno dietro», avvertono le ragazze dal camion. E poi tutte (e tutti: tanti, i maschi) stanno di lato, […]
Ingovernabili, come reclama lo striscione di apertura. E ingovernate. «Oggi i maschi stanno dietro», avvertono le ragazze dal camion. E poi tutte (e tutti: tanti, i maschi) stanno di lato, a destra, a sinistra, camminano in ogni direzione ovunque.
Senza testa, senza capo (e senza coda), anarchiche e libere.
È una vera marea, quella romana che insieme alle moltissime piazze gremite in tutta Italia dà il segno di una presenza consapevole della necessità di esserci. Per gridare o solo parlare, fare rumore e stare in silenzio, incontrarsi, fluire in un’onda o improvvisare, senza parole d’ordine in un disordine preciso e potente.
È un lunghissimo filo che si srotola e riannoda tutte le generazioni e storie che non si sono mai interrotte ma che vanno sempre raccontate di nuovo. Da capo, o dalla coda.
Il femminicidio di Giulia Cecchettin e il grido pieno di dolore e rabbia di sua sorella Elena, «bruciate tutto», hanno scatenato una nuova carica sovversiva.
Una carica che fa paura e che da subito ha incontrato resistenza, il tentativo di arginarla e isolarla come se si dovesse evitare la replicazione di un virus. Basta ascoltare i talk show, leggere alcuni giornali per imbattersi nella resistenza a tratti grottesca di un sistema che per perpetuarsi cerca di mettere in campo strategie antichissime e di negare l’evidenza.
Il patriarcato? Roba finita in soffitta da decenni, macché, secoli fa. Ora finalmente c’è una presidente del consiglio donna, la dimostrazione più lampante che quel sistema di potere è stato abbattuto. Quella stessa presidente del consiglio che ieri postava su facebook «le leggi ci sono, le istituzioni ci sono, compatte, per prevenire e combattere l’abominio della violenza contro le donne» e «voglio dire alle donne italiane che non sono sole, e che quando hanno paura 1522 è il numero da chiamare».
Le leggi (che privilegiano l’aspetto repressivo e non hanno mai adeguati finanziamenti) e un numero di telefono (utile, importante e da diffondere il più possibile, certo) e passa la paura. Torniamo a dio, patria e famiglia e a fare figli per aumentare il bonus.
Torniamo (anche questo si sente in tv) alle madri di una volta, le madri che evidentemente si vogliono obbedienti e silenti. Altro che educazione sentimentale e sessuale, la rassicurante famiglia «tradizionale» è l’ancora di salvezza.
Centinaia di migliaia di donne ieri sono arrivate nelle piazze sapendo che è la loro libertà a metterle in pericolo perché minaccia il castello dove si arrocca il sistema di potere maschile. Siamo abituate a tornare a casa al buio con il cuore in gola, e il nemico è spesso dentro casa.
Ma da quella libertà indietro non intendiamo tornare e nessuna in quelle piazze ieri era sola.
Forse non tutti i maschi che ieri si sono immersi nella marea pensano che davvero bisogna «bruciare tutto», ma si sono fidati. Se non ci arrivate, fidatevi.
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