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C’è il divieto ma l’Ogm viene seminato

C’è il divieto ma l’Ogm viene seminato

Ci risiamo. Come ormai da cinque anni, Giorgio Fidenato è tornato a seminare mais geneticamente modificato, MON 810, in un terreno di Colloredo di Monte Albano (Udine). Questo nonostante in […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 19 maggio 2018

Ci risiamo. Come ormai da cinque anni, Giorgio Fidenato è tornato a seminare mais geneticamente modificato, MON 810, in un terreno di Colloredo di Monte Albano (Udine).

Questo nonostante in Italia, dal 2016, sia stato disposto preciso divieto.

Il divieto di coltivazione di mais MON 810 e di tutti i mais transgenici che risultano in corso di autorizzazione. Ciò in base all’attuazione della Direttiva europea n. 412 del 2015 che, attraverso il decreto legislativo n. 227 del 2016, ha definito il meccanismo che consente all’Italia di scegliere se limitare o vietare su tutto il territorio nazionale, o in parte di esso, le coltivazioni di Ogm autorizzate a livello europeo.

Nel settembre dello scorso anno, in risposta ad una interrogazione in commissione Agricoltura dei parlamentari di Sinistra Italiana, Serena Pellegrino e Antonio Placido il ministero era stato chiaro: «Il divieto di coltivazione è ora deciso dallo Stato membro anche in presenza di un’autorizzazione europea».

L’attuale sistema normativo consente di intervenire su tutti i nuovi Ogm per i quali verrà chiesta l’autorizzazione europea alla coltivazione. In ogni caso né per il mais né per altre specie alcuna richiesta è stata presentata per l’immissione in commercio di nuovi Ogm.

Quanto alla coltivazione degli Ogm già autorizzati alla coltivazione, o in corso di autorizzazione, ricordiamo che nel nostro Paese è stato disposto, in via definitiva il divieto di coltivazione di mais MON 810 e di tutti i mais transgenici che risultano in corso di autorizzazione all’immissione in commercio».

L’attuale sistema normativo, quindi, consente di applicare un divieto pienamente legittimo non solo sul mais MON 810 ma su tutti gli Ogm per i quali venga chiesta l’autorizzazione europea.

Anche grazie alle pressioni dell’opinione pubblica, che chiede innanzitutto di salvaguardare la salute dei cittadini, l’agricoltura e l’ambiente, il nostro Paese ha definito le procedure per limitare o vietare la coltivazione di tutti gli organismi geneticamente modificati sul territorio nazionale.

Sulla base di queste norme il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro della salute, dopo il parere positivo della Conferenza Stato-Regioni, ha trasmesso alla Commissione europea le richieste di esclusione dall’ambito geografico delle domande di autorizzazione già concesse o in via di concessione per sei mais geneticamente modificati, che sono state tutte accettate.

L’Italia ha detto no alle coltivazioni Ogm! Se ne facciano una ragione Monsanto ed i suoi paladini, inclusi i colossi dell’agro chimica, che cercano ancora di confondere l’opinione pubblica, sguazzando nel torbido delle informazioni manipolate, per riuscire a trasformare l’agricoltura italiana in un sistema di poche monoculture, controllando tutta la filiera e intestandosi un profitto economico a discapito della biodiversità e dei diritti di coltivatori e consumatori.

I cittadini italiani devono sapere che in Italia la coltivazione degli Ogm immessi sul mercato internazionale, in particolare del mais MON 810, non è autorizzata e che i complici locali che si impegnano per aprire la nostra agricoltura agli Ogm e contaminare irreversibilmente il nostro territorio meritano, non solo la visita dei carabinieri forestali e la distruzione delle piantagioni Ogm, ma anche una denuncia secondo quanto previsto dalla legge 68/15, quella sugli ecoreati.

L’Italia ha scelto di rendere definitivo il bando alle coltivazioni Ogm non solo per difendere la biodiversità varietale e in applicazione del principio di precauzione, ma anche per tutelare la vocazione dell’agricoltura made in Italy. Siamo il Paese con il maggior numero di Dop, Igp e Stg in Europa, ben 295.

Serve una politica attenta, che sappia difendere questo patrimonio nella consapevolezza che solo puntando su qualità e sostenibilità la nostra agricoltura avrà un futuro. E soprattutto occorre avere una visione e una politica capace di darle sostanza e difenderla. Anche in Europa.

Le autrici fanno parte di Liberi e Uguali

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