Europa

Caso Vecchi, la Cassazione francese contro il rifiuto di consegnarlo all’Italia

Caso Vecchi, la Cassazione francese contro il rifiuto di consegnarlo all’ItaliaManifestazione del comitato di solidarietà con Vincenzo Vecchi

G8 di Genova La Corte di Lione prenderà la decisione definitiva sul mandato di arresto europeo contro l'ultimo manifestante condannato per gli scontri al G8 di Genova. Gli avvocati della difesa: «Non è finita. Continueremo a combattere»

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 30 novembre 2022

La Cassazione parigina ha annullato la decisione della Corte d’appello di Angers che aveva negato l’applicazione del mandato d’arresto europeo (Mae) per Vincenzo Vecchi, 52 anni. Nel 2020 i giudici avevano rifiutato di consegnare all’Italia l’ultimo manifestante condannato per gli scontri al G8 di Genova che deve ancora scontare la sua pena: 12 anni di carcere, di cui 10 per devastazione e saccheggio.

Gli avvocati di Vecchi, che nell’agosto 2019 è stato arrestato in un paesino della Bretagna, hanno sempre insistito sulla mancanza di un corrispettivo nell’ordinamento giuridico francese del reato introdotto in Italia dal regime mussoliniano. I giudici di Rennes prima e Angers poi hanno dato loro ragione dicendo due volte No alla richiesta di Roma. Il procuratore generale della seconda città, però, ha presentato ricorso in Cassazione. Questa ha chiesto alla Corte di giustizia dell’Unione europea di interpretare alcuni punti del Mae. Il tribunale del Lussemburgo ha fornito una spiegazione restrittiva del principio della «doppia incriminabilità», cioè del requisito secondo cui il reato deve essere riconosciuto anche dal paese che dà esecuzione al mandato d’arresto.

In questo caso, dei sette elementi costitutivi la devastazione e il saccheggio cinque sono riconosciuti anche in Francia. Per la Cassazione parigina il diritto dell’Unione europea si impone su quello nazionale e dunque rispetto alla vicenda specifica ha dedotto che non è necessaria la mancanza di corrispondenza perfetta dell’infrazione tra i due ordinamenti. Ha così rimandato la decisione definitiva sulla consegna di Vecchi alla Corte di Lione, che dovrà esprimersi prossimamente.

Era una delle quattro possibilità a sua disposizione. Le altre tre: sollevare una questione di priorità costituzionale al Consiglio costituzionale (come chiesto dai legali di Vecchi); confermare la decisione della Corte di Angers; disporre direttamente il trasferimento in Italia.

«La questione di costituzionalità è stata rigettata – afferma l’avvocato Maxime Thessier – La Cassazione si inclina davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Useremo tutti i mezzi giuridici a nostra disposizione». Per Thessier è ancora possibile che il giudice di Lione neghi la consegna alle autorità italiane. «Continueremo a combattere per questo», afferma. Dopo la sentenza di ieri, però, la strada sembra segnata e le possibilità che a Vecchi sia risparmiato il carcere sono drammaticamente diminuite.

«La decisione della Cassazione “modella” la nostra Costituzione e calpesta i diritti fondamentali. L’accanimento continua», commenta il comitato di solidarietà con Vecchi. «Questa nuova tappa è un cattivo segnale per lo stato dei diritti e delle libertà in generale. Se questa giurisprudenza sarà confermata la Francia potrebbe ritrovarsi costretta a estradare persone condannate per dei fatti che non sono condannati nel nostro paese», scrive il partito di opposizione Nouvelle Union Populaire Écologique et Sociale (Nupes).

21 anni dopo le manifestazioni e gli scontri, la violenza delle forze dell’ordine e l’omicidio di Carlo Giuliani, Genova non è ancora finita.

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