Europa

Il deputato Arnault: «Abazaj? La Francia non può accettare l’estradizione»

Raphael Arnault, parlamentare NFP LFI a Place de la Nation a Parigi foto Karim Ait Adjedjou/AnsaIl deputato Arnauld (Lfi) – Karim Ait Adjedjou/ABACAPRE

Il caso Il deputato Lfi sul militante antifascista arrestato a Parigi per ordine dell'Ungheria. «Non basta più lottare contro l’estrema destra nelle strade, bisogna combatterla anche in parlamento. Vanno ricostruiti i ponti tra movimenti e partiti», dice al manifesto

Pubblicato circa 4 ore faEdizione del 20 novembre 2024

Raphaël Arnault, 29 anni, è stato eletto lo scorso luglio all’Assemblée Nationale con La France Insoumise (Lfi). Per questo militante di lungo corso, tra i fondatori del collettivo antifascista La Jeune Garde, l’arresto a Parigi dell’attivista italo-albanese Rexhino «Gino» Abazaj è il risultato «dell’estrema destra al potere». Sulla testa del ragazzo, che oggi avrà l’udienza preliminare, pende un mandato ungherese, per gli stessi fatti contestati a Ilaria Salis.

Come ha saputo dell’arresto di Abazaj?

Da Salis, che mi ha informato della richiesta spiccata dall’Ungheria. Onestamente non vedo in che misura la Francia potrebbe accettare un’estradizione in un caso del genere, visto quello che è successo a Ilaria. Non è possibile accettare una simile eventualità e ci tengo a portare tutto il mio sostegno a questo compagno antifascista.

La richiesta di estradizione per Abazaj sarà la terza, dopo quelle per Gabriele Marchesi e l’attivista tedesca Maja T., che l’Ungheria avanza nei confronti di militanti antifascisti per i fatti legati al raduno neonazista dell’11 febbraio 2023. Come interpreta quest’offensiva giudiziaria?

È il risultato del fatto che in Ungheria l’estrema destra è al potere da diversi anni. È ciò che fanno queste forze politiche: reprimere in maniera sempre più forte i movimenti e in particolare i militanti antifascisti, proprio quando il fascismo rischia di tornare d’attualità. Non è un caso se le persone attive in questo tipo di gruppi sono prese di mira.

Lei è stato eletto in parlamento con Lfi alle ultime legislative, dopo una lunga militanza di base nella Jeune Garde. È un percorso per certi versi insolito. Perché ha scelto di candidarsi?

Alla Jeune Garde abbiamo sempre cercato di adattarci al nostro nemico, cioè l’estrema destra. Negli ultimi anni quella francese ha scommesso molto sulle campagne presidenziali e legislative e, oggi, è il primo partito alla Camera. Così ci siamo detti: cosa c’è di meglio che andare direttamente là dove l’estrema destra si sente più forte, dove cerca di imporsi? Questo è stato il nostro ragionamento. In piena continuità con l’aver combattuto le milizie neofasciste nelle strade, oggi bisogna combatterle anche in parlamento.

Tra l’antifascismo militante e le istituzioni, tuttavia, sembra perdurare un grande scollamento. Come lo spiega? E come, invece, lei cerca di colmarlo?

Questo scollamento è il risultato della strategia adottata dai partiti «elettoralisti». Non so se si può usare il termine tradimento, ma in ogni caso questi partiti hanno intrapreso delle traiettorie che li spingono a separarsi dalla sinistra militante. Colmare questa distanza ha richiesto parecchio lavoro, al fine di adattarsi alla fase attuale, in cui l’estrema destra è in crescita. È l’analisi che abbiamo fatto alla Jeune Garde: come uscire dalla posizione, un po’ moralista, che pretende che tutte le istituzioni siano qualcosa di malvagio? Analisi di questo tipo, diffuse nei movimenti, rischiano di isolarti e tagliarti fuori da tutta una serie di strumenti politici. Noi abbiamo sempre cercato di evitare posizioni moralistiche. Al contrario, vogliamo appropriarci di tutto quello che ci permette di combattere al meglio l’estrema destra. C’è da dire che in Francia abbiamo avuto la fortuna di trovare un’organizzazione come Lfi, che è riuscita a fare da ponte tra le istituzioni e una sinistra militante ma disillusa dalle elezioni. Ogni volta che vado in Italia i compagni sono sempre sorpresi dal fatto che un soggetto come Lfi sia riuscito a riallacciare rapporti organici con i movimenti sociali. Questo è un successo che gli va riconosciuto: hanno ascoltato i movimenti e in particolare i giovani. È in questo modo che le posizioni politiche del partito si sono evolute.

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