Lavoro

Caso Gkn, gli operai in Parlamento: “Troppe zone d’ombra”

Caso Gkn, gli operai in Parlamento: “Troppe zone d’ombra”Gli operai ex Gkn – Andrea Sawyerr

Delocalizzazioni Audizione dei delegati Salvetti e Moretti alle commissioni attività produttive e lavoro di Montecitorio. Le tute blu chiedono gli stipendi che mancano da ottobre e una vera reindustrializzazione, denunciando il modus operandi con cui le multinazionali chiudono le fabbriche. Il mistero della cigs retroattiva senza consultare Rsu e sindacati.

Pubblicato più di un anno faEdizione del 22 marzo 2023

Le tante zone d’ombra che contraddistinguono il caso Gkn sono state riepilogate nel corso dell’audizione della Rsu da parte delle commissioni attività produttive e lavoro di Montecitorio. Un’audizione nel corso della quale i delegati sindacali Dario Salvetti e Matteo Moretti hanno ribadito le richieste operaie. Si va dal pagamento degli stipendi – che mancano da ottobre – al ritiro della liquidazione, per mezzo della quale Francesco Borgomeo porterebbe a compimento il piano iniziale di Gkn-Melrose. Di qui la richiesta di amministrazione straordinaria e commissariamento dell’azienda, oggi Qf. Con un intervento pubblico diretto, oppure con un finanziamento dei progetti che sono già sul tavolo per la reindustrializzazione della fabbrica.

Il confronto con le commissioni è stato utile anche per riportare in primo piano la causa scatenante della vertenza, la delocalizzazione della produzione di semiassi da parte di Gkn-Melrose. Un modus operandi perpetrato anche in seguito, hanno denunciato Salvetti e Moretti, attraverso la non-gestione Borgomeo: “Questo è il modus operandi con cui si delocalizza e si deindustrializza oggi in Italia – hanno spiegato – magari senza violare formalmente leggi o norme contrattuali, anche se questo è ancora da dimostrare, e senza licenziare direttamente ma attraverso una lenta chiusura che porta i lavoratori a licenziarsi”.

Il risultato è stato uguale: distruzione di posti di lavoro, di competenze tecniche e scientifiche, di potenzialità di ricerca e formazione. “Per questo crediamo che il Parlamento dovrebbe avviare una commissione di indagine – hanno concluso i due delegati – per capire se gli strumenti legislativi attuali sono all’altezza delle multinazionali e dei fondi finanziari che possiedono le industrie in questo paese”.

Affrontata anche l’ultima zona d’ombra in ordine di tempo, e cioè la cigs retroattiva concessa dal ministero del lavoro a Qf dal 10 gennaio al 9 ottobre 2022: “Potremmo chiamarla la cassa integrazione `Borgomeo´ – ha chiosato la Rsu – quella per confusione e violazione degli accordi, con la quale si concede liquidità a una azienda in procedura di liquidazione, senza ottenere il ritiro della procedura né il pagamento degli stipendi. Una decisione politica, e una forzatura”.
Guarda caso, i salari mancano appunto da ottobre. Da quando Borgomeo, che prima aveva anticipato gli ammortizzatori sociali, aveva visto respinto dal ministero il suo assai presunto piano industriale. Ma proprio sulla concessione della cigs retroattiva, per mezzo della quale Borgomeo recupera i soldi a spese della collettività, ci sono gli interrrogativi su un provvedimento che, per legge, deve essere condizionato alla consultazione preventiva sia della Rsu che dei sindacati, Fiom in testa. Un passaggio obbligato che, al contrario, sembra essere stato eluso. Nel mentre si stanno moltiplicando le adesioni alla manifestazione di sabato pomeriggio a Firenze, e le prese di posizione di intellettuali e artisti/e a sostegno degli operai.

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