I legali dell’anarchico Alfredo Cospito, rinchiuso nel carcere di Sassari in regime di 41 bis e in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso, hanno presentato ieri anche un’istanza direttamente al Guardasigilli Carlo Nordio. «Ci sono fatti nuovi – ha spiegato al manifesto l’avvocato Flavio Rossi Albertini – che non sono stati visionati né dal Tribunale di Sorveglianza né dalla Cassazione (dove i legali hanno presentato istanza contro il regime del 41bis a cui Cospito è sottoposto dal 4 maggio 2022, ndr) perché sono emersi soltanto recentemente, dalla sentenza della Corte d’Assise di Roma sulla cosiddetta operazione Bialystok emessa il 28 settembre scorso e, soprattutto, motivata il 28 dicembre».

È infatti solo il Guardasigilli ad avere il potere di revoca sulla misura di sicurezza – il carcere duro considerato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo una forma di tortura (con le sentenze Viola e Provenzano) – comminata a Cospito dall’allora ministra di Giustizia Marta Cartabia. Ma sul 41 bis, dopo l’intervista di ieri su queste colonne all’ex Guardasigilli Andrea Orlando che chiede di attenuare il regime di detenzione a cui è sottoposto Cospito ma senza eliminare il carcere duro per i mafiosi, anche altri esponenti dem hanno espresso la stessa posizione.

È il caso, ad esempio, del senatore Walter Verini che giovedì si è recato insieme ad Orlando nel carcere di Sassari: «Dalla visita – ha detto – abbiamo ricavato innanzitutto la convinzione che lo strumento del 41bis, insieme ad altre leggi fondamentali, è importantissimo per le finalità per le quali nacque: impedire contatti, relazioni, possibilità di dare e ricevere ordini e indicazioni tra mafiosi – e terroristi – in carcere e l’esterno. Questo deve essere difeso e rafforzato, in un momento in cui il peso e la presenza delle mafie sono un grave e reale pericolo». E però, malgrado questo, il Pd si è schierato per una soluzione umanitaria del caso Cospito, insieme a molte altre forze politiche – da Alleanza Verdi e Sinistra a Rifondazione comunista fino ai Radicali – e ad altre 4 mila persone, tra i quali giuristi e avvocati (ieri anche la Camera penale di Milano), che hanno sottoscritto l’appello per salvare la vita al detenuto anarchico.

Nel processo relativo all’operazione Bialystok, che riguardava cinque persone accusate di aver fatto parte di una cellula eversiva anarco-insurrezionalista a Roma, con base il centro sociale Bencivenga Occupato, a Batteria Nomentana, «l’imputazione era costruita come se l’associazione anarchica avesse come ispiratore lo stesso Cospito – riferisce ancora l’avvocato Rossi Albertini – Ma la sentenza ha fatto chiarezza su questo assolvendo gli imputati e accertando che non vi è alcuna associazione anarchica di cui Cospito sarebbe l’ispiratore».

«Cosa aspetta Nordio a intervenire? – chiede il Prc – Da anni critichiamo il perdurare dell’ergastolo ostativo e del 41bis. Ma una cosa dovrebbe essere evidente anche a chi ne invoca la necessità per la lotta alla mafia. Nel caso di Cospito non vi è davvero alcuna giustificazione. A prescindere dal giudizio sulle sue opinioni o le sue azioni, non si può non riconoscere che sta conducendo col suo sciopero della fame una lotta che chi si riconosce nell’articolo 27 della Costituzione non può che condividere».