Case popolari, la Consulta boccia la legge dell’Abruzzo
No alla richiesta di documenti che attestino l’assenza di proprietà immobiliari per gli stranieri
No alla richiesta di documenti che attestino l’assenza di proprietà immobiliari per gli stranieri
A fermare le leggi razziste e discriminatorie, che le destre stanno promuovendo in molti enti locali, stanno fioccando sentenze da diversi tribunali italiani e anche dalla Corte costituzionale. E’ di venerdì scorso la deposizione di quella con la quale la Corte Costituzionale ha accolto il ricorso, promosso dal governo, che ha dichiarato incostituzionali due norme della legge regionale dell’Abruzzo relative all’accesso agli alloggi pubblici, affrontando due questioni che riguardano normative presenti anche in molte altre regioni e comuni.
La prima si riferisce all’obbligo, posto a carico dei soli cittadini extra Ue, di presentare documenti che attestino «assenza di proprietà immobiliari nei Paesi di origine e nei Paesi di provenienza». Secondo la Corte questa richiesta non è solo «irragionevole per la palese irrilevanza e pretestuosità del requisito che intende dimostrare» ma è anche discriminatoria nei confronti degli stranieri perché le stesse difficoltà di accertamento dei beni all’estero che valgono per gli stranieri valgono anche per gli italiani.
La seconda riguarda la scelta dell’Abruzzo di «sopravvalutare» la durata della residenza in un Comune della Regione, attribuendo un punto per ogni anno oltre i 10. La Corte, dichiarando incostituzionale anche questa previsione, ricorda che è la considerazione del bisogno che deve guidare l’azione pubblica in tema di prestazioni sociali e che la durata della residenza pregressa non è mai di per sé significativa di una condizione di maggior bisogno.
Nonostante questa sentenza il presidente della Regione Marco Marsilio e la sua leader Giorgia Meloni hanno lo stesso cantato vittoria. «Il tentativo di smontare la nostra legge sulle case popolari – ha commentato l’esponente di FdI – non è riuscito. Con la sentenza della Corte Costituzionale, infatti, emerge che nella nostra legge non c’è nulla di discriminatorio nei confronti dei cittadini stranieri». Di tutt’altro parere l’avvocato dell’Asgi (Associazione Studi giuridici sull’immigrazione) Alberto Guariso: «Lo stravolgimento della realtà operato dai rappresentanti regionali è davvero incredibile», ha commentato il legale. «La corte ha cancellato l’obbligo di chiedere agli stranieri i documenti aggiuntivi per comprovare l’assenza di proprietà all’estero e ha mantenuto la possibilità di richiedere documenti per comprovare il reddito solo per coloro, italiani e stranieri, che hanno la residenza fiscale all’estero: ovviamente nessuna persona che chiede di accedere alle case popolari mantiene la residenza fiscale all’estero come fanno i grandi evasori».
Sulla stessa linea il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, l’abruzzese Maurizio Acerbo: «Il centrodestra ha preso in giro i tanti abruzzesi che attendono da anni un alloggio popolare utilizzando una becera propaganda razzista- ha detto -, è del tutto inutile e palesemente incostituzionale scatenare guerre tra poveri inasprendo i criteri di ammissione ai bandi». Il segretario regionale di Sinistra Italiana, Daniele Licheri, ringraziando l’Unione inquilini che si mobilitò da subito contro la legge, ha affermato che «è vergognoso che Marsilio faccia finta di nulla rivendicando l’impianto di una legge capovolta dalla Corte».
Dopo la sentenza del tribunale di Milano lo scorso anno contro una legge analoga della Regione Lombardia e quella di gennaio contro il Comune di Lodi che, con lo stesse richieste, impedì l’accesso ai servizi di scuolabus e mense scolastiche a decine di bambini di origine straniera, stanno cadendo tutte le misure immaginate da Lega e Fratelli d’Italia per negare servizi e diritti ai cittadini di origine extra europea.
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