«Cartabianca», stop Rai al contratto con Orsini
Schermata della trasmissione Piazza Pulita, in primo piano il sociologo Alessandro Orsini
Politica

«Cartabianca», stop Rai al contratto con Orsini

Derby in tv Protesta del Pd contro il sociologo, che è stato assegnato alla «curva Putin» ed è diventato quasi una star
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 25 marzo 2022

Per qualche strana ragione nel campo dell’informazione il Partito democratico, invece di dedicarsi alle questioni serie – che certo non mancano – ha deciso di giocare a fare la parodia di Putin, conficcando paletti e innalzando steccati.

Il deputato Andrea Romano in quanto esponente della commissione di vigilanza Rai, dopo aver preso di mira il corrispondente Rai da Mosca Marc Innaro (prima che l’azienda decidesse di sospendere i servizi dalla Russia a causa della legge che punisce pesantemente l’informazione non allineata), ha lanciato il nuovo l’ukase del Nazareno (stavolta andato a segno) contro Alessandro Orsini.

Il sociologo del terrorismo direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss (ma ultimamente la stessa università ha contestato le sue posizioni sull’invasione dell’Ucraina), è diventato all’improvviso una mezza star della tv. In mancanza di meglio, i talk show gli hanno infatti assegnato un posto da protagonista nella «curva Putin» (Orsini ce l’ha con la Nato, sostiene che l’invio di armi in Ucraina provocherà più morti tra i bambini e che Zelensky dovrebbe arrendersi).

Lui, nella messa in scena mediatica, si è più che altro ritagliato il ruolo del fool. E lo ha messo a frutto. Il Fatto lo ha arruolato tra i suoi collaboratori e Bianca Berlinguer gli ha offerto un mini contratto come ospite di Cartabianca: 12 mila euro per sei puntate, ha rivelato Il Foglio. E così Andrea Romano ha tuonato e la Rai (l’ad Fuortes e a ruota la direzione di Raitre) hanno risposto: stop al contratto con Orsini. La conduttrice ovviamente non l’ha presa bene («non sono stata consultata»), il Pd si è complimentato con l’azienda (non Gianni Cuperlo), Giorgia Meloni, nientemeno, ha dovuto difendere la libertà di opinione (e forse si è anche sentita in imbarazzo per l’«amico» Letta).

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