Scuola

Caro preside del consiglio ti scrivo… E ti boccio: zero in democrazia

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La protesta Pubblichiamo una piccola selezione sintetica delle lettere, e video, inviati dagli insegnanti italiani in risposta a Matteo Renzi sul Ddl Scuola

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 19 maggio 2015

«MEGLIO LA LIP»
Sono 35 anni che insegno, 25 alle elementari, da 10 da prof. Caro Matteo Renzi ti faccio i complimenti per la location scelta per il suo video e per la lezione furba che ti hanno costruito. Meriti un dieci per l’affabulazione, un’insufficienza per i contenuti. Sull’alternanza scuola/lavoro dici che è prioritaria per combattere la disoccupazione giovanile al 43 %. Ma la disoccupazione dipende dalla crisi e dalle politiche dello sviluppo, cosa c’entrano con l’alternanza? La situazione è una in Sicilia, un’altra in Alto Adige. È prioritario recuperare chi abbandona la scuola; portare l’obbligo a 18 anni e non mandare i ragazzi a lavorare a 15. Prima della riforma Gelmini, che tu e il Pd avete promesso di abrogare, sono stati tagliati 140 mila posti di lavoro, 5 ore settimanali alle elementari, 3 alle medie, 4 di laboratori alle superiori. Un ragazzo che entra oggi ha due anni di scuola in meno da frequentare rispetto a due anni fa. Gli insegnanti poco pagati. Non è una grande scoperta, ma il tuo governo continua a bloccare il contratto, fermo dal 2009, fino al 2018. Matteo, non darci la paghetta di 500 euro per andare a teatro. Dacci i fondi per sostenere le nostre famiglie. Al teatro ci pensiamo noi. Esiste un’alternativa? Certo. C’è una legge di iniziativa popolare, la Buona Scuola per la Repubblica (Lip) che è in parlamento prima della tua, sottoscritta da 100 mila persone, nasce dal mondo della scuola: non sappiamo dire solo dei no, sappiamo fare proposte serie.
Giovanni Cocchi, video, Bologna

IL PRESIDE E LE CLIENTELE
Il ddl, più che risolvere i problemi della scuola, sembra accanirsi contro i docenti. Facile addebitare problemi di grande rilevanza ai docenti della scuola! Forse per questo devono unire tutti in un «calderone di precarietà» dove saranno pescati dai Dirigenti Scolastici. Forse la sua intenzione è quella di ridurre il numero di precari, in realtà, in coerenza con un altro suo provvedimento, questo contenitore da cui si attinge per la nomination serve ad annullare il contratto a tempo indeterminato per tutti. Pace: saremo tutti e tutte precari. Mi scusi, sono meridionale, non so come mai, ma la chiamata diretta ha il sapore del «familismo amorale» che lei più volte ha detto di volere cancellare.
Angela Lombardi, insegnante, ex parlamentare di Rifondazione Comunista

LA SCUOLA NON È UN’AZIENDA
Caro Premier. Questa è una lettera aperta, a te indirizzata, sentita e voluta anche e soprattutto in virtù del fatto che sono una candidata nella lista del Pd, in queste elezioni regionali in Puglia. (…) La Buona Scuola per come l’avevi mostrata doveva essere qualcosa di talmente efficace, efficiente, bello e soddisfacente da essere quasi rivoluzionaria. Ed è apprezzabile, lo dico davvero, quanto tu stesso creda in questa rivoluzione. (…) La buona Scuola doveva essere un altro genere di lotta, ma sta diventando qualcosa che non appartiene al mondo degli insegnanti. La scuola non è un’azienda e i suoi bilanci non possono essere semplici numeri di un profitto economico. La scuola in questi ultimi anni si è appropriata persino di un linguaggio economico: il sistema di valutazione dei nostri ragazzi si misura con i “crediti” e i “debiti” e i livelli di produttività delle singole scuole si misurano sulla base delle promozioni complessive a fine scrutinio. Ma si scontra anche con altri aspetti che riguardano la dignità dei professori, solo in questa nazione così mortificati e dei tanti giovani precari carichi di energie e saperi. La buona scuola deve essere innanzi tutto una scuola giusta.
Ada Fiore, candidata Pd in Puglia

IL CAPORALATO DEI DOCENTI
A A.A. docente esperto, bella presenza, automunito, titolatissimo, offresi anche per rapporti didattici non protetti e occasionali. Garantisce: atteggiamento supino verso il dirigente scolastico; massima accondiscendenza verso alunni e genitori; servilismo assoluto al potere politico; totale e incondizionata disponibilità a fornire ogni genere di prestazione; docilità a farsi prezzolare e sponsorizzare da chicchessia per qualsivoglia depravazione educativa in cambio di un piatto di lenticchie (…) C’è voluto tutto l’acume del Pd per risolvere la piaga del precariato scolastico italiano, l’insopportabile iniquità tra quell’80% di docenti a tempo indeterminato e il 20% utilizzati un po’ qui un po’ lì, un giorno sì e tanti no. Meglio precarizzarli tutti, equipararli senza discriminazione alcuna ai migranti, quelli che il caporalato recluta a rotazione per gli agrumi in Sicilia, i pomodori in Campania, l’uva in Puglia e i calci nel sedere dello Stato complice quando non servono.
Gianfranco Pignatelli

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