Novantotto arresti a Erevan, 200 morti in Nagorno-Karabakh secondo la Caritas e continue manifestazioni di violenza da parte delle truppe azere, ma per il primo ministro armeno «non è necessaria l’evacuazione degli armeni» dalla regione separatista. Al momento, inoltre, all’aeroporto di Stepanakert si trovano accampate 10mila persone in attesa di capire a cosa porteranno i negoziati con l’Azerbaigian.

Siamo al secondo giorno di colloqui a Yevlakh, in territorio azero e la situazione per gli oltre 100mila armeni residenti nell’ormai defunta Repubblica dell’Artsakh, l’entità separatista filo-armena del Nagorno-Karabakh, resta disastrosa. Nonostante i separatisti abbiano consegnato 6 blindati e oltre 800 armi da fuoco leggere, non si intravedono segni di distensione. Continui tagli di corrente, mancanza di acqua, cibo e altri beni di prima necessità, rischio epidemie. Sono solo alcune delle problematiche evidenziate dalla Caritas che intanto parla di «vittime anche tra la popolazione civile» di etnia armena e parla di numeri di morti e feriti «destinati ad aumentare perché le comunicazioni nella regione sono fortemente limitate».

«Le forze armate azere hanno catturato 150 civili dal villaggio di Taghavard» si legge nel rapporto, «e ci sono anche notizie non confermate di uccisioni di massa. Esiste un rischio crescente che la popolazione pacifica venga sottoposta a massacri». Secondo Gegham Stepanyan, circa 20mila civili sono rimasti bloccati nella città di Martakert senza la possibilità di andarsene a causa dell’assedio al quale sarebbe sottoposta la città in queste ore.

«La maggioranza della popolazione vuole essere evacuata in Armenia. Non possiamo vivere con l’Azerbaigian» racconta Hayk Harutunyan, un giovane di 21 anni residente a Stepanakert in un’intervista ad Associated Press. «Negli ultimi 30 anni sono stati uccisi migliaia di armeni, nostri fratelli e sorelle. L’obiettivo dell’Azerbaigian è l’annientamento della nazione armena, come possiamo vivere con chi vuole ucciderci?».

Il premier Nikol Pasinyan ha dichiarato che Erevan è pronta ad accogliere «fino a 40 mila sfollati, se necessario». Non è chiaro degli altri cosa sarà se non potranno andare in Armenia, soprattutto visto che si tratta per lo più di persone non abbienti che da mesi vivono sottoposte a privazioni di ogni genere. In tanto nella capitale armena, Erevan, continuano le proteste contro le scelte del governo di abbandonare l’Artsakh al suo destino.