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Carcere, a Udine la prova impossibile

Fuoriluogo La rubrica settimanale a cura di Fuoriluogo
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 17 gennaio 2024

Che accadrà al carcere in questo anno segnato già da tragedie?

Non occorre essere una Cassandra per prevedere che la situazione insostenibile, di violazione dei principi della Costituzione e di non applicazione delle norme positive dell’Ordinamento penitenziario e del Regolamento del 2000, continuerà come una maledizione.

Un clima di ineluttabilità pervade la vita quotidiana, senza catarsi e senza apocalisse.

A Udine, come garante, con la collaborazione della Società della Regione e dell’associazione di volontariato Icaro, per il secondo anno ho predisposto un calendario con una scelta di dodici articoli della Costituzione e il richiamo a libri, poesie e pensieri sulla condizione del mondo privato della libertà.

La ragione è evidente. Il tempo vuoto è la cifra della galera, il tempo che non passa nel luogo senza, senza speranza e senza senso, nel dolore dell’attesa.
Il calendario propone a gennaio l’art. 27 e a dicembre l’art. 32: dal rifiuto dei trattamenti contrari al senso di umanità per l’obiettivo della rieducazione, all’affermazione del diritto fondamentale alla salute e alla vita.

Le parole di Franco Battiato e di Goliarda Sapienza, di Davide Turoldo e di Pier Paolo Pasolini possono aiutare non a resistere, ma a combattere la violenza del potere.

Le presenze in carcere superano le sessantamila unità e aumentano di 400 persone al mese e si realizza così una dimensione del sovraffollamento per cui la Corte europea per i diritti umani condannò nel 2013 l’Italia. Eppure mi sento di sostenere che il dramma non sta nel dato quantitativo intollerabile, ma nella mancanza di significato della detenzione, cioè nell’assenza di un progetto di vita, presente e futura.

Penso sia giusto rialzare la bandiera di Mario Tomassini, mitico assessore di Parma, anima della chiusura di tutte le istituzioni totali, di Liberarsi dalla necessità del carcere. La relazione introduttiva dell’incontro il 30 novembre 1984 a Parma fu tenuta da Franco Rotelli, psichiatra del gruppo di Basaglia e acuto politico.
“Tagliare ancora la testa al re” era il titolo dell’intervento di quarant’anni fa ed è un messaggio ancora attuale oggi, per costruire città e impresa sociale.

La denuncia di un carcere ridotto a discarica sociale si deve a Sandro Margara (altro che extrema ratio!) e bisogna tornare alle sue proposte, cominciando dalla istituzione delle Case territoriali di reinserimento sociale destinate ai detenuti con una pena inferiore ai dodici mesi, strutture di piccole dimensioni dirette dai sindaci, con una sperimentazione affidata a educatori e volontari caratterizzata da autonomia e responsabilità La proposta di legge (n. 1064), di carattere non premiale, va subito discussa dalla Camera dei deputati, insieme alla proposta di abolizione delle misure di sicurezza (n. 158) per eliminare un reperto di archeologia criminale.

Un altro fronte di lotta è rappresentato dalla richiesta di applicazione delle buone indicazioni scritte nel 2000 nel Regolamento, inapplicate e che garantirebbero condizioni di vita dignitose.

Occorre anche chiedere l’eliminazione dell’isolamento disciplinare e pretendere dal Servizio sanitario la presenza di psicologi a tempo pieno. Il Governo ha minacciato di punire duramente anche le proteste nonviolente con una criminalizzazione insensata. I garanti e il volontariato sicuramente non staranno in silenzio e sicuramente non saranno complici. Infine la Corte costituzionale pronuncerà prossimamente una sentenza sul diritto alla affettività e alla intimità in colloqui riservati. Potrebbe essere l’occasione per una conquista di civiltà, e la rottura di un tabù.

Come accadde con la chiusura degli Opg, gli orrendi manicomi giudiziari: Ci sono più cose in cielo e in terra…

Si tratta di una piattaforma ragionevole e non demagogica. Contro passività e rassegnazione.

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