Caracas sul ring dei diritti
Venezuela Respinto a Ginevra un documento del Paraguay
Venezuela Respinto a Ginevra un documento del Paraguay
Venezuela batte Paraguay 88 a 21. Nella partita senza esclusione di colpi che le forze conservatrici sferrano da tutti i lati al socialismo bolivariano, il governo di Nicolas Maduro continua a segnare punti, ma il calcolatore mediatico non se ne accorge: silenzio stampa sul recente vertice di Margherita, che ha rappresentato oltre la metà del mondo e in cui Caracas ha assunto la presidenza dei paesi Non allineati; silenzio sulla diplomazia di pace che ha prodotto risultati storici come quello in Colombia: i giornali sono riusciti persino a cancellare la foto di Maduro da quelle della cerimonia ufficiale sulla firma degli accordi, a Cartagena; silenzio sulle iniziative del Venezuela all’Onu, dove Caracas ha la presidenza di due importanti organismi, il Consiglio di sicurezza e quello per i diritti economici e sociali…
Ieri, con 88 voti a favore e 21 contro, il Consiglio dei diritti umani dell’Onu ha respinto a Ginevra una proposta presentata dal Paraguay in rappresentanza di 29 paesi, tra i quali gli Stati uniti. Il testo intendeva sanzionare il governo venezuelano per presunte “violazioni ai diritti umani”, ma è stato respinto dai paesi africani, dai 21 paesi della Lega araba, dagli stati latinoamericani che compongono l’Alba, e da nazioni come Russia, Cina, India, Iran… Il pulpito da cui partivano le accuse non era certo dei più titolati, visto che il governo del Paraguay nasce da un golpe istituzionale contro l’allora presidente Fernando Lugo, nel 2012. Un format inaugurato nel 2009 in Honduras contro Manuel Zelaya e ripetuto di recente in Brasile contro Dilma Rousseff.
Una freccia all’arco di “un nuovo piano Condor” – hanno denunciato i paesi progressisti dell’America latina in un incontro internazionale che si è svolto in Ecuador. Un piano che prevede attacchi economici, finanziari, politici, giudiziari e mediatici, senza disdegnare il supporto concreto alle organizzazioni golpiste nei vari paesi. In quella sede, la ministra degli Esteri venezuelana, Delcy Rodriguez ha denunciato “l’attacco imperialista all’integrazione latinoamericana”e la presenza di 70 basi Usa nel Latinoamerica. Per l’occasione, l’Assemblea nazionale dell’Ecuador ha insignito la ex presidente argentina Cristina Kirchner dell’Ordine Manuela Saenz. Kirchner ha chiesto all’Ecuador di agire contro i fondi avvoltoio e i paradisi fiscali a partire dalla presidenza del G77+China, che attualmente esercita, per arrivare a una legislazione globale che tuteli i paesi del sud.
E come una vittoria sui mercati speculativi è stato salutato ieri a Caracas “lo storico accordo” firmato in Algeria dai paesi Opec, che stabilisce di ridurre la produzione di petrolio tra i 32,5 e i 33 barili giornalieri. Si tratta della prima intesa del genere realizzata dai paesi esportatori di petrolio dal 2008, a cui Venezuela ed Ecuador hanno lavorato intensamente dopo la drastica caduta del prezzo del barile.
Maduro ha annunciato che, nonostante la guerra economica, il bilancio 2017 destinato ai piani sociali sarà del 70%: progetti destinati alla produzione economica e all’educazione, alla casa, alla sanità, alle pensioni. Per combattere la speculazione e l’accaparramento di prodotti regolati, sono attivi meccanismi di distribuzione autogestiti: oltre 20.000 Comités Locales de Abastecimiento y Producción (Clap) che portano la spesa direttamente a casa nei settori popolari. “Questo è stato un settembre di pace e di grande forza popolare”, ha detto Maduro, dando le cifre del nuovo anno accademico e scolare: per il 2016-2017, un aumento del 75% nel livello di istruzione secondaria e oltre il 90% di quella universitaria.
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